20/12/2004, 00.00
CINA
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Sichuan: 14 morti nell'esplosione di una miniera

Nel Fujian le autorità hanno arrestato un giornalista free-lance che si batte per poveri e contadini: le sue attività di cronista costituiscono "un reato criminale".

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Continua l'escalation di morti nelle miniere di carbone cinesi: un'esplosione ha ucciso 14 minatori e ne ha feriti altri 3. Secondo quanto annunciato oggi dal governo, l'incidente è avvenuto nel distretto di Xingwen, nella provincia sud-occidentale di Sichuan alle ore 1.40 di domenica mattina (le 18.40 di sabato in Italia).

Non sono chiare le cause della tragedia, ma gli incidenti sono spesso dovuti a inosservanza delle norme di sicurezza e mancanza delle attrezzature antinfortunistiche.

Esplosioni, inondazioni e altri incidenti hanno raggiunto una cadenza quasi quotidiana nelle miniere cinesi, le più pericolose al mondo. Il mese scorso un'esplosione in una miniera della Cina centrale ha provocato 166 morti, mentre dall'inizio dell'anno sono quasi 6 mila le vittime di incidenti.

Dalla Cina arriva anche la notizia dell'arresto di un giornalista, difensore dei contadini e dei poveri, per non meglio precisate accuse inerenti a reati criminali. L'azione contro Li Baiguang, 37 anni, accademico e giornalista free-lance, segue l'arresto di diversi altri scrittori e segna un giro di vite sui media da parte delle autorità cinesi.

Secondo le autorità le sue attività contrastano con le leggi e costituiscono un "reato criminale". Un dirigente della polizia di Fu'an, città nella provincia di Fujian (Cina sud-orientale) riferisce che il giornalista non è stato "formalmente arrestato", anche se vi sono "sufficienti motivi per accusarlo". Il poliziotto ha aggiunto che Li "verrà detenuto per 15 giorni" e se sarà necessario l'uomo verrà detenuto "per un mese".

Li Baiguang è stato arrestato per aver diffuso la protesta dei contadini del Fu'an, che hanno accusato le autorità locali di corruzione. In un articolo pubblicato in internet ad ottobre egli aveva manifestato l'intenzione di tornare in città nonostante le ripetute minacce delle autorità locali, che promettevano di "gettarlo agli squali" insieme ad un altro cronista.    

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