23/03/2020, 08.54
MEDIO ORIENTE
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Coronavirus, si allarga il contagio in Medio oriente: primi casi in Siria e a Gaza

La situazione più critica resta sempre in Iran, con oltre 21mila contagi e più di 1600 vittime. Khamenei respinge offerte di aiuto dagli Usa. Baghdad dispone il coprifuoco interno e la chiusura dei confini. Serrata per 21 giorni anche in Arabia Saudita. Misure eccezionali di contenimento anche in Cisgiordania.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - L’emergenza nuovo coronavirus si allarga in tutto il Medio oriente, con i primi casi registrati nel fine settimana in Siria e nella Striscia di Gaza. Sempre più Paesi stanno disponendo il coprifuoco totale, la chiusura dei confini e il blocco ai voli internazionali. La situazione più critica si registra sempre in Iran, dove continua a salire il numero delle vittime e dei contagi, mentre la guida suprema Ali Khamenei respinge eventuali offerte di aiuto e medicinali provenienti dagli Stati Uniti. 

Ieri in Siria le autorità hanno confermato il primo caso di Covid-19, annunciando al contempo nuove misure di prevenzione per arginare la diffusione dell’epidemia in una nazione ancora in guerra. Il ministro della Sanità Nizar Yaziji ha sottolineato che la persona infettata “proviene dall’estero”, senza precisare la località in cui si è registrato il contagio. Il collega degli Interni ha annunciato la sospensione dei trasporti e il rinvio delle amministrative, dal 13 aprile al 20 maggio. 

Due primi casi di coronavirus sono stati registrati anche nella Striscia di Gaza, mentre nel vicino Egitto solo ieri si contano 33 contagi, per un totale complessivo di 327. Quattro le nuove vittime, che portano il numero a 14. 

In Iran i contagi salgono a oltre 21.600 e le vittime a 1.685. Secondo quanto spiega il ministro della Sanità della Repubblica islamica “nelle scorse 24 ore si sono registrati 1028 nuovi casi di coronavirus, portando a 21.638 il numero di pazienti identificati”. In una giornata si contano anche 129 morti, mentre i guariti nel complessi sfiorano gli 8mila, toccando quota 7.913. 

Da ieri e fino al 28 marzo le autorità in Iraq hanno disposto il coprifuoco interno e l’isolamento internazionale, chiudendo i confini. Ad oggi nel Paese si sono registrati 233 contagi, cui si sommano 20 decessi a fronte di circa 2mila test effettuati per scovare i malati. Il Primo Ministro dell’Autorità nazionale palestinese ha emanato misure ferree di contenimento: dalle 22 di ieri gli abitanti non potranno lasciare le loro abitazioni, fatta eccezione per quanti lavorano in ospedali, cliniche, farmacie, alimentari e supermercati; sarà possibile uscire per fare la spesa. Ad oggi in Cisgiordania vi sarebbero 59 casi di Covid-19, dei quali 17 già guariti. Le autorità hanno inoltre disposto la quarantena per quanti rientrano dall’estero. 

In Israele le persone infette sono 1.234, con un aumento nei casi per la politica di tamponi a tappeto disposta dal governo. Di questi, 1.142 mostrano sintomi lievi, 24 sono i casi moderati e altrettanti quelli con sintomi seri. Una sola la vittima sinora registrata, un sopravvissuto all’olocausto di 88 anni morto nel fine settimana. Di contro, sono 37 le persone guarite. 

A partire da questa sera e per i prossimi 21 giorni è in vigore anche in Arabia Saudita il coprifuoco generale. Le autorità riferiscono di 511 casi accertati, nessuna vittima al momento e 17 persone già guarite. Negli Emirati Arabi Uniti (Eau), dove le autorità hanno sospeso tutti i collegamenti aerei con l’esterno, vi sono 153 casi di nuovo coronavirus, due vittime e 38 guariti. 

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