10/03/2020, 11.37
LIBANO
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La terra di San Charbel per vincere il coronavirus

di Fady Noun

Cristiani e musulmani si affidano al santo per evitare la malattia. Devoti prelevano la terra che copre il suo antico sepolcro. Una giovane donna afferma che le è apparso in sogno e le ha affidato una missione. Grazie a lei, le persone ricoverate a Beirut potranno ricevere un insolito rimedio. Sacerdote: “Alcuni rideranno; altri metteranno alla prova Dio. Altri ancora riceveranno la fede e guariranno. Sono loro i vincitori”.

Beirut (AsiaNews) – P. Louis Matar, l’economo del convento di San Marone ad Annaya, custode della tomba di San Charbel, non poteva avere più ragione: “Tra un mese non rimarrà più terra nella cripta di San Charbel”. Per una settimana, usando coltelli e cucchiai, innumerevoli devoti hanno scavato e raccolto con fervore manciate della terra che, all'ingresso del convento, copre l’antico sepolcro in cui fu deposto il corpo di San Charbel alla sua morte (1898); lo hanno fatto nella speranza che ciò li protegga dal coronavirus. Al di sopra di quello che oggi è un tumulo coperto di terra, su cui è appeso un grande ritratto di San Charbel, quattro mesi dopo la sua morte erano apparse luci inspiegabili, considerate soprannaturali dalla popolazione. L’evento portò alla riapertura della tomba, da cui il corpo del santo fu rimosso – incorrotto – per essere collocato all'interno del convento. “La terra che copre la cripta è ancora impregnata della luce che apparve sulla tomba”, assicura p. Louis Matar, che annota in un registro le testimonianze di persone guarite in modo miracoloso grazie all'intercessione del santo.

Parlando davanti alle telecamere del canale OTV [rete televisiva privata libanese, ndr], la scorsa settimana p. Matar ha raccontato di una giovane donna venuta ad Annaya. Questa gli aveva riferito che San Charbel, per il quale ha una grande devozione, l'aveva visitata in sogno e le aveva chiesto di far bollire un po’ di terra prelevata dalla cripta, prima di sottoporla a filtraggio industriale. Il santo, ancora in sogno, avrebbe quindi condotto la giovane donna all'ospedale Rafic Hariri, sostenendo che il liquido così ottenuto avrebbe curato i pazienti affetti da coronavirus.

È risaputo che un'intera ala dell'ospedale governativo Rafic Hariri di Beirut è stata attrezzata per la quarantena dei pazienti affetti da coronavirus. Il piano superiore ha circa un centinaio di letti.

Le previsioni di p. Matar si stanno avverando. Il monaco sostiene che tutta la terra sopra la terra sarà portata via prima del 22 del mese, data di una processione mensile in onore del santo alla quale partecipano diverse migliaia di fedeli. “Porteremo terra fresca e la copriremo di erba”, risponde semplicemente quando gli viene chiesto cosa intende fare il convento.

Nel frattempo la folla, già numerosa tutto l'anno, lo è diventata ancora di più negli ultimi giorni. “Per raggiungere Annaya da Jbeil, i pellegrini hanno impiegato tre ore e mezza”, precisa p. Matar, aggiungendo che domenica le porte del convento non si sono chiuse prima dell'una di notte.

Obbediente alle istruzioni

Obbediente alle istruzioni ricevute in sogno, la giovane donna di 25 anni, che ha richiesto l’anonimato, è andata una prima volta all'ospedale governativo, ma è stata allontanata dal medico responsabile. Quest'ultimo le ha chiesto di lasciare sul posto la bottiglia contenente il liquido terapeutico, ma la ragazza si è rifiutata di farlo, temendo che sarebbe finita nella spazzatura. Tuttavia, i pazienti che avevano sentito parlare della mossa hanno protestato contro il divieto e chiesto che fosse accordata loro… una possibilità dal cielo.

Accompagnata da un cameraman e una giornalista di OTV, la giovane donna, il cui volto era offuscato dal canale, si è presentata ieri al direttore dell'ospedale governativo, il dott. Firas el-Abiad; a lui ha consegnato la bottiglia, alla presenza del dott. Mahmoud Hassoun, il medico responsabile dell'ala riservata ai pazienti affetti da coronavirus. La giovane donna ha riconosciuto in Hassoun il dottore al quale, nel sogno, aveva affidato l'acqua bollita e filtrata. A sua volta, quest'ultimo ha dato in consegna la bottiglia al dott. Pierre Abi Hanna. Questo insolito rimedio sarà offerto oggi ai pazienti che lo richiedono, sapendo che 11 casi diagnosticati ieri nel Paese saranno ricoverati oggi nell'ospedale Rafic Hariri. Sale così a 41 il numero di malati o persone in quarantena all’interno di questo edificio governativo.

Domande difficili

Compiuta la sua missione, la giovane donna è andata ad Annaya ieri per ringraziare e constatare il rinnovato fervore che l’iniziativa ha suscitato.

“Per andare ad Annaya, non hai bisogno di un certificato di battesimo”, afferma il lazzarista Fadi Bassil, ex parroco responsabile del santuario di Béchouate ora assegnato dal suo ordine a quello della Medaglia Miracolosa in rue du Bac, a Parigi. Il sacerdote ha accolto con favore il fatto che “San Charbel riunisce cristiani e musulmani, che lo considerano un ‘wali’ – una persona santa dotata di saggezza e poteri di guarigione”.

“La fede è qualcosa che Dio raccoglie sulle labbra dei semplici”, continua p. Bassil prima di suggerire che “la fede non contraddice la scienza, ma a volte pone domande difficili”.

“Nella Bibbia – commenta – è possibile leggere la storia di un grande generale dell'esercito con lebbra, che si reca dal profeta Eliseo per invocare la propria guarigione. Quest'ultimo raccomanda di immergersi sette volte nell'acqua del Giordano e volta le spalle. Offeso, il generale sta per tornare a casa quando uno dei suoi servi gli dice: ‘Se questo profeta ti avesse chiesto qualcosa di difficile, non l'avresti fatto? Ancora di più dovresti farlo se ti chiede di lavarti in acqua’. Il generale obbedisce e la sua pelle diventa sana come quella di un bambino. Che questa giovane donna abbia avuto o meno una vera rivelazione, alla fine sarà la fede a contare; la fede nel potere di Dio presente in questo sorso di acqua filtrata che sarà ricevuto. Alcuni ne rideranno; altri metteranno alla prova Dio e diranno ‘vediamo’. Infine altri ancora riceveranno la fede e guariranno. Sono loro i vincitori”.

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