17/02/2006, 00.00
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Siniora: il Libano è nel cuore del Papa

di Youssef Hourany

Il primo ministro sottolinea "l'interesse speciale della Santa Sede nei riguardi del Libano e del suo ruolo irrepetibile in Medio Oriente". La condanna del Vaticano per le vignette blasfeme. Il patriarca Sfeir chiede che prima di allontanare Lahoud si raggiunga l'accordo sul nuovo presidente della Repubblica.

Beirut (AsiaNews) – L'attenzione con la quale in Vaticano si seguono le vicende del Libano che "occupa un posto privilegiato nel cuore del Papa" è stata sottolineata dal primo ministro libanese Fouad Siniora, ieri sera al suo rientro a Beirut, dopo l'incontro con Benedetto XVI. Col Papa, ha raccontato Siniora, si è parlato anche delle vignette su Maometto e della situazione interna libanese. Sulla quale, ieri, è intervenuto anche il patriarca maronita Nasrallah Sfeir, il quale ha espresso riserve sulla richiesta di dimissioni del presidente della Repubblica, Emile Lahoud, avanzata dalla maggioranza parlamentare. Il cardinale, in particolare, ha chiesto che il consenso sul nome del nuovo capo dello Stato sia raggiunto prima dell'allontanamento di Lahoud.

E' stata "molto riuscita" la visita di Siniora al Papa, a giudizio dello stesso primo ministro. "Il Santo Padre – ha detto al suo rientro, in una conferenza stampa -  si interessa molto del Libano come modello unico tra i Paesi della regione, lo ricorda nelle sue preghiere e segue con molta attenzione lo sviluppo della situazione in Libano". "Abbiamo notato – ha aggiunto - l'interesse speciale della Santa Sede nei riguardi del Libano e del suo ruolo irrepetibile nella regione del Medio-Oriente".

Rispondendo ad una domanda sulla posizione della Santa Sede nei riguardi della pubblicazione delle vignette blasfeme, il primo ministro libanese ha detto che durante i suoi incontri con il Papa e con il Segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano, ha notato un ampio rifiuto di tutto ciò che alimenta il fondamentalismo religioso. La Santa Sede ha ribadito la sua "perenne posizione" in difesa della libertà di coscienza, considerata uno dei diritti fondamentali dell'uomo. Siniora ha aggiunto di aver raccontato al Papa la verità su ciò che era accaduto in Libano nella triste giornata del 6 febbraio, la "domenica nera" di aver ribadito il suo impegno di prendere rigorose misure di sicurezza per difendere i luoghi di culto, assicurando che la giustizia proseguirà il suo lavoro fino a quando saranno arrestati e giudicati i colpevoli degli atti di violenza che hanno macchiato il volto del Libano.

Il primo ministro libanese ha aggiunto che "durante i colloqui con il Papa e con il cardinale Sodano abbiamo passato in rassegna alcune questioni che riguardano la regione, soprattutto la presenza armata d'Israele in alcuni parti del Libano, l'occupazione israeliana di alcuni territori arabi ed il rifiuto categorico di qualsiasi iniziativa che favorisce una pace stabile nella regione. Siniora ha detto di aver indicato il documento del Vertice di Beirut del 2000 quando l'attuale re dell'Arabia Saudita, Abdallah, allora principe regnante, ha presentato le linee di una iniziativa araba che può porre fine al conflitto d'Israele con il mondo arabo, ed ha concluso la sua conferenza stampa promettendo risultati positivi, "che saranno notati nei prossimi giorni".

Dal canto suo, il patriarca Sfeir ha sottolineato durante un incontro con i giornalisti accreditati a Bkerke, le sue "riserve" sul progetto degli attivisti del Movimento del 14 febbraio, che hanno chiesto la deposizione del presidente Lahoud prima della scadenza del suo mandato. Il cardinale ha ribadito il suo "rifiuto di qualsiasi atto che mira a deporre il presidente con la forza ed ha chiesto il consenso sull'identità del nuovo capo dello Stato, prima della deposizione dell'attuale". Il patriarca Sfeir  ha criticato quelle "persone che stanno usando mezzi non legali contro la presidenza per raggiungere i loro interessi privati".

Egli ha invece espresso un parere positivo sulla necessita di organizzare delle elezioni politiche anticipate con una nuova legge elettorale, "più giusta di quella attuale".

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