11/12/2019, 10.35
VATICANO
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Papa: oggi nel mondo, in Europa, tanti cristiani sono perseguitati

All’udienza generale Francesco parla anche di persecuzione “con i guanti bianchi, cioè lasciati da parte, emarginati …”. “Sempre ci saranno i martiri tra noi: è questo il segnale che andiamo sulla strada di Gesù. E’ una benedizione del Signore, che ci sia nel popolo di Dio, qualcuno o qualcuna che sia questa testimonianza del martirio”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Oggi anche in Europa tanti cristiani sono perseguitati. E’ una addolorata denuncia quella fatta oggi a braccio da papa Francesco all’udienza generale, suggeritagli dalle vicende di Paolo, accusato e messo in catene da innocente. “Oggi – ha detto - nel mondo, in Europa, tanti cristiani sono perseguitati e danno la vita per la propria fede, o sono perseguitati con i guanti bianchi, cioè lasciati da parte, emarginati … Il martirio è l’aria della vita di un cristiano, di una comunità cristiana. Sempre ci saranno i martiri tra noi: è questo il segnale che andiamo sulla strada di Gesù. E’ una benedizione del Signore, che ci sia nel popolo di Dio, qualcuno o qualcuna che sia questa testimonianza del martirio”.

Di martirio Francesco aveva parlato anche con gli ucraini dell’Eparchia di Mukachevo, venuti a Roma per il 30mo anniversario dell’uscita dalla clandestinità. Un pellegrinaggio incontrato nella basilica di san Pietro prima dell’udienza generale. Una Chiesa, la loro, “madre di tanti martiri, che con il proprio sangue hanno confermato la fedeltà a Cristo, alla Chiesa Cattolica e al Vescovo di Roma”. “Voglio anche ricordare – ha detto ancora il Papa - i vostri antenati, nonni e nonne, padri e madri, che nell’intimità delle loro case, e spesso sotto la sorveglianza del regime ostile, rischiando la propria libertà e la vita, hanno trasmesso l’insegnamento della verità di Cristo e hanno offerto alle generazioni future, di cui voi siete rappresentanti, un’eloquente testimonianza di fede salda, viva e cattolica”.

Della vicenda di san Paolo, Francesco ha parlato alle ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI, continuando il ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli. Negli Atti, ha detto, “la testimonianza di San Paolo è sempre più segnata dal sigillo della sofferenza. Questa è una cosa che cresce col tempo nella vita di Paolo. Paolo non è solo l’evangelizzatore pieno di ardore, il missionario intrepido tra i pagani che dà vita a nuove comunità cristiane, ma è anche il testimone sofferente del Risorto (cfr At 9,15-16)”.

Francesco ha poi ripercorso l’arrivo dell’Apostolo a Gerusalemme che “scatena un odio feroce nei suoi confronti”. “Come fu per Gesù, anche per lui Gerusalemme è la città ostile. Recatosi nel tempio, viene riconosciuto, condotto fuori per essere linciato e salvato in extremis dai soldati romani. Accusato di insegnare contro la Legge e il tempio, viene arrestato e inizia la sua peregrinazione di carcerato, prima davanti al sinedrio, poi davanti al procuratore romano a Cesarea, e infine davanti al re Agrippa. Luca evidenzia la somiglianza tra Paolo e Gesù, entrambi odiati dagli avversari, accusati pubblicamente e riconosciuti innocenti dalle autorità imperiali; e così Paolo è associato alla passione del suo Maestro, e la sua passione diventa un vangelo vivo”.

“Paolo è chiamato a difendersi dalle accuse, e alla fine, alla presenza del re Agrippa II, la sua apologia si muta in efficace testimonianza di fede (cfr At 26,1-23). Anche quando parla di sé, Paolo annuncia e manifesta il suo Signore. Il vero missionario, infatti, non è centrato su di sé, ma è tutto rivolto al Signore, che è il centro di tutto, specialmente del suo cuore”.

“La testimonianza appassionata di Paolo tocca il cuore del re Agrippa, a cui manca solo il passo decisivo: «Ancora un poco e mi convinci a farmi cristiano!» (v. 28). Paolo viene dichiarato innocente, ma non può essere rilasciato perché si è appellato a Cesare. Continua così il viaggio inarrestabile della Parola di Dio verso Roma. A partire da questo momento, il ritratto di Paolo è quello del prigioniero le cui catene sono il segno della sua fedeltà al Vangelo e della testimonianza resa al Risorto. Le catene sono certo una prova umiliante per l’Apostolo, che appare agli occhi del mondo come un «malfattore» (2Tm 2,9). Ma il suo amore per Cristo è così forte che anche queste catene sono lette con gli occhi della fede; fede che per Paolo non è «una teoria, un’opinione su Dio e sul mondo», ma «l’impatto dell’amore di Dio sul suo cuore, […] è amore per Gesù Cristo» (BENEDETTO XVI, Omelia in occasione dell’Anno Paolino, 28 giugno 2008)”.

“Cari fratelli e sorelle, Paolo ci insegna la perseveranza nella prova e la capacità di leggere tutto con gli occhi della fede. Chiediamo oggi al Signore, per intercessione dell’Apostolo, di ravvivare la nostra fede e di aiutarci ad essere fedeli fino in fondo alla nostra vocazione di discepoli missionari”.

Anche nel saluto ai pellegrini di lingua araba Francesco ha rivolto l’invito      “a non avere paura, a mantenere la vostra fede difronte a tutte le prove e a essere audaci per Cristo, certi che né tribolazione, né angoscia, né persecuzione potrebbero separarci dal Suo amore”.

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