02/05/2006, 00.00
INDONESIA
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1° maggio: pacifiche proteste a Jakarta contro la riforma delle leggi sul lavoro

In centinaia di migliaia per le strade, protestano contro una legge peggiorativa dei diritti dei lavoratori. Il Governo ritiene che ciò favorisca maggiori investimenti diretti, ma i sindacati rispondono che altri sono i problemi.

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) - Centinaia di migliaia di lavoratori ieri, primo maggio, festa internazionale dei lavoratori, hanno marciato in modo pacifico per le maggiori città indonesiane, protestando contro la proposta di riforma della legge sul lavoro.

A Jakarta i manifestanti sono andati al Palazzo di Stato e al Parlamento, sotto attento controllo della polizia. Alla fine, a causa di un violento temporale, sono stati costretti a sciogliere la manifestazione. 

"Questo è un messaggio al Governo – ha detto Rekson Silaban, presidente della Confederation of Indonesian Prosperous Labour Unions – che i lavoratori dell'intero Paese si oppongono alla sua proposta di modifica della recente legge sul lavoro. Chiediamo anche che il Governo dichiari il primo maggio festa nazionale".

"Siamo contro questa riforma - dice Khoirul Anam, vice presidente del Congresso indonesiano dei sindacati - perché il Governo… vuole diminuire i diritti dei lavoratori e rendere meno stabili i posti di lavoro".

La legge sul lavoro del 2003 riconosce ai lavoratori vari diritti, tra cui la libertà di organizzazione e di sciopero. Il disegno di riforma, portato in Parlamento ad aprile e subito contestato dai sindacati, prevede l'appalto della mano d'opera tra imprese e facilita l'impiego di dirigenti stranieri, così da permettere alle ditte estere di mettere loro uomini negli impianti. La nuova legge, inoltre, riduce il diritto di sciopero, diminuisce i sussidi della ditta per il lavoratore licenziato, taglia di almeno il 50% la paga minima prevista per legge e aumenta le possibilità di sanzioni disciplinari per i dipendenti.

Secondo il governo del presidente Susilo Bambang Yudhoyono, gli imprenditori ritengono l'attuale normativa troppo favorevole ai lavoratori. Il governo vuole incentivare maggiori investimenti diretti esteri, una volta numerosi ma che sono fuggiti dopo la crisi finanziaria asiatica del 1997-98. L'Indonesia soffre per la concorrenza della più economica mano d'opera cinese e vietnamita.

Attualmente, il lavoratore licenziato ha diritto a emolumenti pari a 30 volte la paga mensile, mentre – osservano fonti governative – il lavoratore in Cina ottiene l'equivalente di 10 paghe mensili e in Vietnam solo 5. Per il 2006 Jakarta spera di raggiungere investimenti esteri diretti per 10 miliardi di dollari Usa, circa un terzo di quanti ne aveva prima della crisi.

I sindacati protestano che occorre, invece, rivedere le imposizioni fiscali per le imprese, migliorare i servizi, specie nelle zone non centrali, eliminare le lentezze burocratiche e la diffusa corruzione. Quasi a conferma, il 28 aprile il Governo ha sostituito i dirigenti più importanti delle amministrazioni per le Imposte e le Dogane, uffici spesso accusati di corruzione e studia la riforma dell'amministrazione pubblica, accusata di diffusa corruzione e considerata tuttora un residuo del regime dell'ex presidente Suharto. (PB)

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