28/02/2007, 00.00
INDIA
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A 5 anni dal massacro, il Gujarat aspetta “verità e giustizia”

di Nirmala Carvalho
Nel quinto anniversario del rogo al treno di Godhra, che nel 2002 ha dato il via ad un sanguinoso conflitto etnico-religioso, attivisti indù pregano per le loro vittime, mentre 30mila profughi interni ancora vivono in condizioni limite. Cronologia della strage e dei tentativi di insabbiarla. Chiesa indiana: l’esperienza passata spinga a lavorare per l’armonia sociale.
Godhra (AsiaNews) – Chiarezza su cause e responsabili del massacro e giustizia per le vittime. Lo chiede la Chiesa indiana nel quinto anniversario del rogo al treno di Godhra, ovest dell’India; l’incidente ha scatenato il conflitto etnico- religioso, che nel 2002 in Gujarat, ha fatto oltre 2mila morti, in gran parte musulmani. Mons. Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale indiana, ricorda con dolore quegli eventi e si augura – come ha detto ad AsiaNews – che “l’esperienza del passato risvegli nella coscienza collettiva del Paese il desiderio di costruire l’armonia sociale”.
 
Cronologia del massacro
Ieri attivisti del Vishwa Hindu Parishad (VHP) hanno tenuto una speciale preghiera alla stazione di Godhra, dove il 27 febbraio 2002 un incendio al Sabarmati Expres uccise 59 passeggeri; la maggior parte delle vittime erano membri del VHP, di ritorno da una manifestazione per la costruzione di un tempio indù ad Ayodhya. Poco tempo dopo la tragedia, il Chief Minister del Gujarat, Narendra Moodi, ha dichiarato che si trattava di un atto terroristico, mentre le forze di sicurezza hanno individuato in un presunto gruppo islamico il responsabile.
Il giorno successivo sono iniziati veri e propri pogrom contro la comunità musulmana: in due mesi si sono registrati oltre 2mila morti, 400 donne sono state violentate, 563 luoghi religiosi distrutti e oltre 20mila persone sono rimaste senza casa.
La polizia ha arrestato 110 musulmani secondo l’ormai defunta legge anti-terrorismo, mentre dei mille indù detenuti per aver partecipato alle violenze la maggior parte è stata rilasciata dietro cauzione.
 
In attesa di giustizia
Dopo 5 anni in Gujarat vi sono ancora 81 campi di soccorso e circa 30mila profughi interni, che vivono senza acqua pulita ed elettricità, senza lavoro per gli adulti ed istruzione per i bambini.
Le cause dell’incendio sono ancora da stabilire: il ministro delle Ferrovie sostiene sia stato un incidente, mentre la polizia statale ribadisce la tesi terroristica. A marzo dell'anno scorso, una Commissione  federale d'indagine sul rogo al treno ha scagionato la comunità musulmana da ogni responsabilità.
A novembre la Corte Suprema dell'Unione indiana ha chiesto al governo del Gujarat i dettagli di 17 sanguinosi episodi di violenza interreligiosa avvenuti nel 2002 ed ha rimproverato i giudici locali di "aver dimenticato del tutto il Codice di procedura penale" nel trattare questi casi; tutti e 17 infatti sono ancora in attesa di essere aperti.
 
Le critiche di Chiesa e attivisti per i diritti umani
Il governo locale, già all'epoca retto dal Bharatiya Janata Party (Bjp), è aspramente criticato da attivisti per i diritti umani e dalla Commissione nazionale delle minoranze per la gestione parziale della crisi e per non aver reso giustizia alle vittime. 
Mon. Fernandes, arcivescovo di Gandhinagar, la capitale de Gujarat, ha parlato di “giustzia negata”. “Dopo 5 anni la verità è ancora nascosta – denuncia – e per le vittime che in quei massacri hanno perso tutto, verità e giustizia rimangono solo una ricerca”.
Il presule ricorda infine l’impegno della Chiesa che “attraverso comitati di quartiere lavora in campo sociale con le altre comunità religiose sulla base di piattaforme comuni per favorire il dialogo”.
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