26/01/2007, 00.00
LIBANO
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A Beirut una calma tesa e lo spettro della guerra civile

di Paul Dakiki
Gli scontri di ieri, contro i quali si sono espressi i leader di maggioranza e opposizione, fanno tornare nella memoria i quindi anni di lotta fratricida. L’Arabia Saudita smentisce l’esistenza di una trattativa con l’Iran sulla crisi libanese. La Lega maronita invita a dialogare sulla base delle “costanti di Bkerke”.

Beirut (AsiaNews) – “Che Dio maledica chi l’ha risvegliata”: la paura di un ritorno della guerra civile viene evocato così, oggi, sulla prima pagina di As-Safir, nel resoconto dei sanguinosi scontri scoppiati ieri tra studenti sunniti filogovernativi e sciiti schierati con l’opposizione all’università araba di Beirut e poi estesi ai quartieri circostanti e costati almeno quattro morti e 150 feriti. Di “scene che hanno ricordato gli anni della terribile guerra civile” parla anche il Daily Star e i 15 anni tra il 1975 ed il 1990 tornano nei servizi di tutti i quotidiani libanesi. Insieme ad immagini di giovani che sparano.

Oggi Beirut si è svegliata in una situazione di calma tesissima, dopo la fine del coprifuoco imposto ieri sera dall’esercito. Fatto, quest’ultimo, che non si verificava da dieci anni.

Il timore, anzi la paura, di un ritorno alla guerra civile sembrano comunque diffusi sia nella maggioranza che nell’opposizione, almeno in numerosi esponenti dei due fronti. Ieri sera il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha emesso una fatwa per dire che “tutti debbono abbandonare le strade, stare calmi e lasciare il campo all’esercito ed alle forze di sicurezza”. Il capo della maggioranza parlamentare, Saad Hariri, dal canto suo ha lanciato un appello alla calma ed ha esortato i suoi sostenitori “a non rispondere alle provocazioni di coloro che vogliono seminare violenza per sabotare i risultati positivi della conferenza internazionale di aiuto al Libano”. Lo stesso primo ministro Fouad Siniora, dalla conferenza di Parigi – dove ha avuto aiuti per 7.6 miliardi di dollari dall’occidente e dai Paesi arabi moderati – ha lanciato un appello alla “saggezza” dei libanesi, esortati a “rifiutare l’escalation”.

Afferma invece la comune responsabilità di “tutti gli uomini politici” per gli incidenti di ieri una dura nota diffusa dalla Lega maronita. “Che nessuno in Libano – sostiene la prestigiosa associazione che raccoglie ex presidenti, magistrati e uomini di cultura – getti sull’altro la responsabilità di ciò che accade, ne siamo tutti responsabili, senza eccezioni. Lo scambio di accuse non fermerà gli scontri, le pietre, i bastoni, i coltelli, i proiettili e chissà, Dio non voglia, i cannoni”. La Lega esorta invece tutte le componenti politiche libanesi a riprendere la via del dialogo sulla base delle “costanti di Bkerke”, le indicazioni contro la crisi offerte dai vescovi maroniti e formalmente accettate da tutti.

Accanto agli scontri ed alla conferenza di Parigi, la crisi libanese ha trovato eco anche in un botta e risposta tra Iran ed Arabia Saudita, sponsor rispettivamente dell’opposizione a guida sciita e della maggioranza capeggiata dai sunniti. Con l’Iran che ieri affermava l’esistenza di un dialogo con i sauditi per cercare una soluzione al confronto libanese e Riyad che l’ha smentita.

Ad indicare l’irritazione saudita, anche le parole usate dal ministro degli esteri Saud al-Faisal per rispondere ad un giornalista che gli chiedeva di una lettera della Suprema Guida iraniana, Ali Khamenei al re Abdullah. “Il messaggio – ha detto – era un’offerta di cooperazione per realizzare la solidarietà tra i musulmani” e “la risposta è stata che ‘se c’è l’intenzione, poi è l’azione che parla più delle parole e che se l’Iran vuole fare qualcosa per acquietare i suoi sostenitori nella regione, questo sarebbe il miglior servizio che potrebbe rendere per la solidarietà tra musulmani’ ”. Quanto alla trattativa sulla crisi libanese, “non c’è alcuna iniziativa, davvero”.

 

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