25/07/2008, 00.00
IRAQ
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A Erbil 102 bambini hanno avuto la prima comunione

La cerimonia, presieduta dal vescovo Rabban al Qas, ha visto la partecipazione di tutta la comunità cristiana locale. Un momento di “festa” e di “speranza” a testimonianza della vitalità della Chiesa irachena, pur segnata dalle sofferenze. Chiesta una speciale “benedizione al Papa”.

Erbil (AsiaNews) – Questa mattina nella parrocchia di San Giuseppe ad Ankawa, nel nord dell’Iraq, 102 bambini hanno ricevuto il sacramento della prima comunione. Un evento salutato con “gioia e speranza” dall’intera comunità cristiana che “è viva e continua il suo cammino” pur fra le difficoltà quotidiane. Nelle prossime settimane la diocesi di Erbil e Amadiyah celebrerà altre prime comunioni, in particolare domenica 27 luglio nella parrocchia di Sant’Elia ad Ankawa, il primo agosto a Shaklawa, il giorno successivo nel villaggio di Armota e l’8 agosto a Koy.

“Queste celebrazioni accrescono la speranza nel cuore dei fedeli” sottolinea ad AsiaNews mons. Rabban al Qas, vescovo di Erbil e Amadiyah, che questa mattina ha impartito il sacramento ai bambini (nella foto) della parrocchia di San Giuseppe. “È stato un momento di gioia per tutti: per i bambini, per i loro genitori, per i parenti e gli amici; tutta la comunità cristiana ha voluto essere presente alla cerimonia e dimostrare la propria vicinanza”. Una festa che dimostra l’attaccamento dei “cristiani alla Chiesa e al proprio pastore” e per questo abbiamo chiesto “una benedizione speciale al Papa”.

La cerimonia è iniziata questa mattina alle 6.45 e si  conclusa alle 9.30 (ora locale) con i festeggiamenti sul sagrato antistante la Chiesa. “Il sacramento della prima comunione – afferma mons. Rabban – ha un significato particolare per la nostra realtà”, spesso segnata da conflitti e violenze. Mediante l’Eucaristia rinnoviamo “l’appartenenza alla comunità cristiana” ed è questo “un segnale di speranza” oltre che una testimonianza forte del “coraggio con il quale viviamo la nostra fede” pur fra minacce e persecuzioni.

Il vescovo rinnova l’appello ai fedeli di tutto il mondo a “non abbandonare l’Iraq”, che ha bisogno della “presenza dei cristiani”. Proprio ieri, nel corso del vertice con il cancelliere tedesco Angela Merkel, il premier iracheno Al Maliki ha parlato della situazione dei profughi, molti dei quali cristiani costretti a fuggire per le violenze che devono subire: “È necessario garantire ai fedeli la possibilità di ritornare nel proprio Paese – conclude il vescovo – perché solo nella terra d’origine essi possono contribuire alla sviluppo, alla convivenza pacifica” con i fratelli musulmani e alla costruzione di una società civile. “In molti casi i profughi hanno venduto ogni bene per poter fuggire e trovare salvezza all’estero, ma ora è qui che bisogna ricostruire la società a partire dalle fondamenta e per questo abbiamo bisogno del sostegno dell’occidente”.

Nelle prossime settimane, nella diocesi di Erbil, si terrà un incontro di catechesi al quale parteciperanno 35 persone provenienti da Baghdad tenuto da un gruppo di teologi giordani.  Nel villaggio di Karamles – luogo in cui è stato sepolto mons. Paulos Faraj Rahho, morto il 13 marzo scorso dopo 14 giorni di prigionia – il patriarca caldeo card. Delly presiederà all’ordinazione di un sacerdote locale. Dall’Iraq arrivano segnali di speranza per la comunità cristiana irachena che, forte del sostegno di Benedetto XVI, vuole mostrare la propria “presenza, con coraggio e fiducia verso il futuro”.

 

 

 

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