01/07/2008, 00.00
VIETNAM
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A Pleiku dove le suore fanno studiare i figli dei lebbrosi

Sono 160 i bambini appartenenti a minoranze etniche degli altopiani vietnamiti che trovano ospitalità nel convento delle suore di Saint-Paul de Chartres. Emarginati nei loro villaggi, possono anche dedicarsi a sport e musica.
Hanoi (AsiaNews/EDA) – Bambini che hanno almeno un lebbroso in famiglia e perciò stesso sono oggetto di discriminazioni ed emarginazione: per loro di studiare non si parlerebbe proprio, se non fosse per una comunità di suore di Saint-Paul de Chartres che a Pleiku, nella regione degli altopiani vietnamiti, li accoglie.
 
Sono 160, nel loro convento i ragazzi che studiano: provenienti da gruppi delle minoranze etniche della regione – Sedang e Jarai – le suore rappresentano per loro la speranza di un futuro migliore. E’ il caso, raccontato da Eglises d’Asie, di Thérèse Dinh Chuc, una quattordicenne che ora frequenta la sesta classe. Proveniente da un villaggio di 19 famiglie che hanno almeno un lebbroso, ha trovato dalle suore vitto e alloggio ed anche il pagamento delle spese scolastiche. Vive con suo fratello ed altri sei ragazzi del suo stesso piccolo centro, in locali all’interno del convento di Pleiku, capoluogo della provincia di Gia Lai. Adesso fa anche parte di un gruppo di danze regionali.
 
Per un ragazzo, oggi di 22 anni, il contatto con le suore è nato dalla ricerca di un lavoro. Orfano di genitori morti di ebbra, a 10 anni aveva lasciato la scuola per contribuire al sostegno della famiglia che lo aveva adottato. Venuto dunque a chiedere lavoro, oggi sta per terminare gli studi secondari e vuole divenire un musicista, visto che le suore gli hanno insegnato a suonare l’armonium.
 
Oltre che studiare, infatti, i 160 ragazzi accolti dalle suore praticano sport e musica, oltre a poter naturalmente approfondire le loro conoscenze religiose. C’è anche un centro di accoglienza giornaliera, che si prende cura di altri 200 giovani.
 
E’ dal 1962 che le suore di Saint-Paul de Chartres si dedicano ai lebbrosi degli Altopiani: oggi sono circa 700 i malati dei quali si occupano quotidianamente.
 
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