30/04/2013, 00.00
TUNISIA
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A due anni dalla ‘Rivoluzione dei Gelsomini’, si dà fuoco giovane disoccupato

È la seconda auto-immolazione da marzo. Il giovane ha emulato il gesto disperato di Mohamed Bouazizi, che aveva scatenato le rivolte contro Ben Ali. P. Jawad Alamat: “Gesto di disperazione, è sintomo di un disagio sociale molto forte”.

Tunisi (AsiaNews/Agenzie) -Brahim Slimani, 23enne tunisino, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco il 28 aprile di fronte al municipio di Sidi Bouzid. Nella stessa cittadina, culla della Primavera araba nel 2010, si era auto-immolato anche Mohamed Bouazizi. L'episodio aveva innescato le proteste che hanno portato alla caduta del presidente Ben Ali. Oggi, gli amici di Slimani dicono: "Era disoccupato e viveva in estrema povertà".

"A due anni dall'inizio della 'Rivoluzione dei Gelsomini' siamo ancora in una situazione sociale ed economica molto difficile" dichiara p. Alamat, responsabile delle Pontificie Opere Missionarie della Chiesa cattolica tunisina. E aggiunge: "Non dobbiamo dimenticare il grido sociale da cui ha avuto origine la protesta".

Dal 17 dicembre 2010, giorno in cui Mohamed Bouazizi si diede fuoco nella stessa piazza, gli episodi di auto-immolazione pubblica in Tunisia si sono intensificati. Lo scorso marzo, il 27enne Adel Khadri, venditore ambulante di sigarette, si è tolto la vita in modo identico a Tunisi. Al momento, Brahim Slimani è invece ricoverato nell'ospedale di Sidi Bouzid con ustioni di terzo grado su tre quarti del corpo.

"Siamo ancora in un clima di forte incertezza e instabilità politica - ha aggiunto p. Alamat - dobbiamo richiamare l'attenzione di tutti gli attori politici. Quello che è successo deve essere un messaggio forte per tutti, tanto per i cristiani quanto per i musulmani".

Dopo l'entusiasmo iniziale seguito alla caduta di Ben Ali, il Paese si trova a rivivere la stessa delusione e disperazione. Il tasso di crescita, crollato tra il 2010 e il 2011 dal 4,5% allo 0,2%, ha registrato una leggera ripresa solo nell'arco dell'ultimo anno. La disoccupazione è al 18%, quella giovanile supera il 30% e un quinto della popolazione vive sotto la soglia di povertà. La vittoria del partito islamico Ennahda alle elezioni del 2011 e l'alleanza di potere con frange salafite e fazioni moderate hanno riacceso il problema islamista in un Paese che, seppur a maggioranza musulmana, è sempre stato tra i più laici del Nord Africa.

La controversia tra forze laiche e islamiste ha raggiunto il proprio apice il 7 febbraio scorso, quando Cochry Belaid, leader del partito democratico d'opposizione, è stato assassinato di fronte alla propria abitazione. Nessun gruppo ha rivendicato l'omicidio, ma si presume che il mandante appartenga alle frange estremiste. Nell'arco degli ultimi mesi l'islam più radicale ha infatti tentato di imporsi su molti campi della vita pubblica.

 

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