16/11/2017, 12.41
PAKISTAN
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A sostegno di ‘Verna’, il film-denuncia contro gli stupri vietato in Pakistan

di Shafique Khokhar e Shazia George

Bloccata la prima perché considerata controversa e politicizzata. Tratta delle difficoltà delle vittime di stupro a ottenere giustizia. Presentatore pakistano: dà voce alle vittime ed educa a come comportarsi di fronte agli episodi di violenza.

Lahore (AsiaNews) – Shazia George è membro della Punjab Commission on the Status of Women (Pcws), della Pakistan Nari Tehreek e lavora con l’Association of Women for Awareness and Motivation (Awam). Di seguito, l’analisi a riguardo del divieto imposto dal comitato censore sul film-denuncia “Verna”.

Ondate di indignazione hanno travolto i social media quando la Central Board of Film Censors (Cbfc) ha bloccato la prima del film pakistano “Verna”. Per il comitato dei censori, la pellicola è troppo controversa e politicizzata. La trama generale ruota attorno alle violenze sessuali e alle influenze che contrastano la persecuzione dei crimini di stupro, cosa considerata inaccettabile dalle autorità.

Shoaib Mansoor è un regista pakistano acclamato, può vantare titoli come “Khuda Ke Liye” (In the Name of God) e “Bol” (Speak), ed è famoso perché a condurre i suoi film sono i contenuti e perché punta i riflettori su problematiche di norma non discusse.

Da lui realizzato, “Verna” è divenuto popolare fra le pakistane prima della sua distribuzione perché attraverso la storia di una donna tratta delle sfide affrontate dalle vittime di stupro in Pakistan, identificando le zone d’ombra che aggravano le loro vulnerabilità e il ruolo giocato nell’insabbiamento dei crimini da parte di persone influenti. La prima era prevista per domani, 17 novembre, ma il Cbfc ha vietato la riproduzione con il pretesto del soggetto e delle scene forti e per la rappresentazione negativa dei politici. A differenza da quanto deciso dal comitato centrale, i comitati censori di Lahore e Karachi hanno approvato la sua riproduzione senza imporre alcun taglio. Ora sono in attesa del verdetto definitivo del Cbfc sul futuro del film per le successive proiezioni nelle provincie del Punjab e di Sindh.

Secondo Moeed Pirzada, famoso presentatore televisivo, “Verna” non tratta di “scene di stupro”, ma parla del modo in cui la polizia e l’agenzia investigativa federale manipolano prove e sistema legale per deresponsabilizzare il potente aggressore. Esso è un “prodotto d’arte” che riflette l’ingiusto sistema del Pakistan. “Questo film dà voce alle vittime di stupro, è un avviso ai perpetratori delle violenze, riflette il sistema della giustizia penale del Pakistan ed è uno strumento per diffondere consapevolezza al pubblico ed educare a come comportarsi di fronte agli episodi di abuso sessuale”.

Il problema degli stupri è crescente in Pakistan e coinvolge in silenzio un gran numero di donne e ragazze. Secondo studi condotti da alcune organizzazioni per i diritti femminili, in Pakistan vengono stuprate in media quattro donne ogni giorno. Di norma, i casi non vengono riportati a causa dello stigma che va a colpire le vittime. Molte donne subiscono un trauma non solo a causa della violenza subita, ma anche perché vengono respinte dalla famiglia, subendo una forma di vittimizzazione secondaria. Lo stupro si trasforma spesso in omicidio sociale, perché il valore delle donne è ancora strettamente legato all’idea di arrivare vergini al matrimonio e di essere portatrici di gravidanze. Le vittime di abusi sessuali che trovano il coraggio di denunciare i loro aggressori sono spesso costrette a patire ulteriori sofferenze, mentre gli stupratori sfuggono alle punizioni grazie all’intervento di persone influenti. I tabù socio-culturali e la mancanza di sostegno della famiglia lascia le donne con nessun’altra alternativa che sopportare. Inoltre, l’accesso al sistema legale e giudiziario per le donne non è soddisfacente, motivo per cui le vittime sopravvissute sono scoraggiate dal cercare giustizia per vie legali. Vi è una comune percezione che quando lo Stato fallisce nel perseguire I colpevoli, non solo incoraggia ulteriori abusi, ma dà l’impressione che la violenza maschile contro le donne sia accettabile.

Considerando l’importanza dei contenuti di “Verna”, le pakistane stanno alzando la voce a sostegno della sua diffusione. L’associazione Pakistan Nari Tehreek e diverse figure femminili in tutto il Pakistan chiedono che sia abolito il divieto e che il film sia riprodotto senza tagli. Per loro, questi problemi per essere risolti devono essere messi in risalto, cambiando la mentalità pubblica.

Ci sono diverse leggi federali e provinciali che riguardano vari tipi di violenze contro le donne in Pakistan, elemento che sottolinea come i crimi sessuali – incluso lo stupro – accadano quotidianamente nel Paese. Quindi, non c’è nulla di male nel riflettere sulle tristi realtà attraverso serie televisive e film.

Se un film che ha come argomento lo stupro subisce simili procedure restrittive per farsi strada fino alla riproduzione in larga scala, si può solo immaginare quali ostacoli incontrino le vittime nella vita reale. Se è così insopportabile vedere una donna combattere contro le ingiustizie in un film, allora chiunque può realizzare quanto difficile possa essere per le donne accedere alla giustizia nella società pakistana. Il divieto su un film incentrato sulle questioni femminile dipinge con chiarezza l’atteggiamento mentale di una società maschilista. “Verna” è il frutto di invenzione, non una storia vera, quindi non dovrebbero esserci obiezioni contro il suo contenuto e la sua proiezione.

Alcuni film indiani sono stati bloccati in Pakistan perché  anti-pakistani e anti-islam. L’esempio più recente è il film indiano “Raees”, interpretato dall’attrice pakistana Mahira Khan e l’attore indiano Shahrukh Khan. All’inizio dell’anno, la pellicola è stata vietata in Pakistan. Interpretato anch’esso da Mahira Khan, ora “Verna” rischia lo stesso destino. Qui l’attrice recita la parte di una donna senza paura che si oppone alle ingiustizie.

Vietare film indiani dal contenuto discutibile è in qualche modo comprensibile, ma bandire la riproduzione di un film che ha regista, artisti e tecnici pakistani è opinabile. Un simile comportamento del comitato censore è un tentativo di scoraggiare le persone creative che investono soldi, talento ed energia per ravvivare l’industria cinematografica pakistana.

Considerando il grande sostegno pubblico a favore del film “Verna”, il Cbfc deve permettere la sua proiezione in tutto il Pakistan il 17 novembre per contribuire a mettere in luce e prevenire la violenza contro le donne.

Ci auguriamo che ci siano più persone come Shoaib Mansoor che possano identificare le discriminazioni e ingiustizie verso le donne e gli altri gruppi marginalizzati.

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