14/01/2016, 00.00
PAKISTAN
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Aasma, mendicante rom “salvata” da una Ong cristiana. Ma il governo deve fare di più

di Kamran Chaudhry
La donna vive in una tenda con otto figli e un marito tossicodipendente. A luglio 2015 si è iscritta ad un corso per imparare lavori artigianali. Ora vende i suoi prodotti al mercato, guadagnando piccole somme. Sono 43mila i gitani che vivono in queste condizioni a Lahore.

Lahore (AsiaNews) – Aasma è una gitana di 35 anni che vive in un riparo di fortuna con otto figli e un marito tossicodipendente.  “Una delle mie figlie – racconta – è in età da matrimonio e mio marito porta a casa i suoi amici per fumare sigarette all’hashish. È difficile convincere mia figlia a rimanere finché non si sposerà. La settimana scorsa ho fermato una macchina della polizia e mi sono lamentata della mia situazione. Gli agenti hanno messo in guardia mio marito, ma egli si impadronisce ancora dei soldi quando torno a casa la sera. Non ho privacy nemmeno per dormire o lavarmi. Voglio solo un futuro migliore per mia figlia”.

La donna ha condiviso la sua storia con altre persone che vivono in circostanze simili ad un seminario organizzato a Lahore dalla Ong cristiana AIDS Awareness Society (Aas). L’organizzazione si batte per sensibilizzare il governo pakistano alla povertà e mancanza di servizi primari in cui versano migliaia di persone tenute ai margini della società.

Nella metropoli del Punjab vivono almeno 43mila gitani, metà dei quali donne, che trovano lavoro alla giornata come raccoglitori di immondizia, operatori sanitari, danzatori, oppure sono costretti alla mendicanza. Estromessi dalla società, queste persone vivono ai margini di Lahore, piantando le loro tende ovunque ci sia spazio, vicino a discariche, torrenti inquinati e acque di scolo.

A luglio 2015, la Aas ha inaugurato un progetto per permettere ad almeno 500 fra artigiane e piccole imprenditrici di migliorare le loro competenze e le potenzialità commerciali, rispondendo alle domande del mercato. Aasma si è subito iscritta per imparare a fabbricare changair (piatti piani che contengono forme di pane sottile), cucire tende, creare vasi da fiore e bigiotteria. Ora la donna vende i suoi prodotti al mercato settimanale, riuscendo a mettere da parte circa 23 dollari al mese: “Ma devo ancora andare a mendicare – dice – perché solo io ho un’entrata nella mia famiglia”.

Secondo Sumera Saleem, membro della Ong Aurato Foundation, che si occupa dei diritti delle donne, il prossimo passo per garantire una vita migliore ai gitani è fornire loro documenti d’identità: “Dovremmo cominciare facendo 100 documenti per i beneficiari del progetto. Inoltre, ci sono altre sfide come i matrimoni tra bambini, la salute riproduttiva e l’analfabetismo. La maggior parte dei ragazzi si sposa fra i 10 e i 14 anni”.

Per Hector Nihal, direttore di Aaa, il governo pakistano deve giocare un ruolo chiave nel ridare dignità ai gitani: “Dovrebbe costruire centri per promuovere le loro abilità. Noi siamo cresciuti usando i loro prodotti come giocattoli o decorazioni, ma ora questa parte della cultura del Punjab sta morendo. Loro hanno bisogno di essere tratti fuori dal complesso di inferiorità e, come gli altri, essere sostenuti dalla zakaat (elemosina e tassa religiosa dell’islam)”.

 

A questi link si trovano due documentari sui gitani in lingua locale: https://www.youtube.com/watch?v=TOtF2OfRmQo

 https://www.youtube.com/watch?v=kV7kaE3odbo

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