29/01/2019, 13.26
AFGHANISTAN – USA
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Accordo Usa-talebani sulla pace in Afghanistan: ‘assurdo’ escludere il governo di Kabul

I negoziati si sono svolti in Qatar tra l’inviato di Donald Trump e le fazioni talebane. Il contingente militare Usa è di 14mila soldati, su un totale di 16mila soldati Nato. In Italia scoppia il caso del ministro della Difesa Trenta, che annuncia il ritiro dei soldati entro la fine dell’anno.

Kabul (AsiaNews) – Gli Stati Uniti e i talebani hanno raggiunto una “bozza d’intesa” sul futuro di pace in Afghanistan. Lo conferma al New York Times l’inviato americano Zalmay Khalilzad, che rivela i termini dell’accordo raggiunto durante sei giorni di negoziati a Doha, in Qatar. L’intesa prevede il pieno ritiro delle truppe Usa dal territorio afghano. In cambio, i talebani si impegnano ad un cessate il fuoco e a colloqui diretti con il governo di Kabul. Ad AsiaNews p. Giuseppe Moretti, cappellano all’ambasciata italiana e responsabile della missio sui iuris dell’Afghanistan fino al 2015, commenta: “È assurdo che il governo di Kabul sia stato escluso dai dialoghi. Fino a prova contraria, il presidente Ashraf Ghani è stato democraticamente eletto. La sua esclusione non è solo uno sgarbo nei suoi confronti, ma è anche uno sbaglio della diplomazia internazionale”.

Ieri l’inviato di Donald Trump era nella capitale afghana per aggiornare l’alleato dell’andamento dei negoziati di Doha. Poi Khalilzad ha detto al Nyt: “I talebani si sono impegnati, con nostra soddisfazione, a fare tutto il necessario per impedire che l’Afghanistan diventi una piattaforma per gruppi terroristi internazionali o individui”.

Secondo i dati più recenti, gli Stati Uniti hanno 14mila soldati ancora schierati in Afghanistan, su un totale di 16mila truppe del contingente Nato. Si tratta della guerra più lunga mai condotta da Washington, che dal 2001 è costata migliaia di vittime, tra civili e soldati (3.400 morti tra i civili solo nel 2017). Al contrario dei suoi predecessori (tra cui Barack Obama) che avevano sempre aumentato il numero delle truppe, a fine dicembre è trapelata l’intenzione del presidente Trump di ridurre di 5mila unità la presenza americana, subito dopo l’annuncio da parte dell’inquilino della Casa Bianca del ritiro dei militari dalla Siria.

P. Moretti sottolinea che “per ora si parla solo di accordo di principio tra Usa e guerriglieri, non è stato firmato alcun documento ufficiale”. Tuttavia, aggiunge, “è molto grave che Kabul non sia stata inclusa. L'Afghanistan non è mai stato una colonia americana. Se un giorno i talebani dovessero ritornare al potere, è proprio con il governo che devono trovare un compromesso”.

Il sacerdote torna a ribadire che “l’unico punto fermo della questione afghana è che tutti i militari se ne vadano, non solo gli americani. Il punto cruciale è negoziare il modo in cui torneranno i talebani. Se dovesse rimanere Ghani, è chiaro che i talebani non potranno essere una ripetizione di ciò che hanno fatto tra il 1996 e il 2001. Se essi invece volessero tornare al potere come negli anni ’90, allora le vere rifugiate politiche sarebbero le donne afghane, private dei propri diritti umani”.

La notizia dell’accordo tra Stati Uniti e talebani ha già creato ripercussioni nel Paesi Nato che hanno contingenti militari sul territorio afghano, come l’Italia. I giornali oggi riportano l’annuncio del ministro della Difesa Elisabetta Trenta che ieri ha detto di voler ritirare la missione di 900 soldati. Le sue parole hanno innescato un incidente di governo, dato che fonti ufficiali della Farnesina respingono ogni discussione in merito tra la Trenta e il ministero degli Esteri. A tal proposito, p. Moretti commenta: “Stupisce il fatto che il ministro degli Esteri non sapesse nulla. C’è da dire una cosa: se si dovessero ritirare gli americani, cosa rimangono a fare i nostri soldati italiani? La loro missione è per addestrare le truppe locali, ma ormai dopo 15 anni sono ben formate”.

Il vero futuro del Paese, conclude p. Moretti, “è molto diverso dalla presenza militare. Se si vuole iniziare davvero un cammino di democrazia e di pace, i progetti devono essere diversi. La popolazione ha bisogno di lavoro, scuole, ospedali, strade. Ma soprattutto lavoro, e di una vita più rassicurante”.

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