23/07/2012, 00.00
INDONESIA
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Aceh, i cristiani protestano per una chiesa bruciata. L’inerzia delle autorità

di Mathias Hariyadi
Il rogo risale al 18 luglio nella reggenza di Singkil. Nell’incendio distrutte alcune panchine e strumenti musicali. Dal maggio scorso l’amministrazione locale, dietro pressioni degli islamisti, ha messo i sigilli a 20 luoghi di culto cristiani, di cui quattro cattolici.

Jakarta (AsiaNews) - Cresce la preoccupazione fra i cristiani della provincia di Aceh, vittime di una serie di recenti attacchi da parte di gruppi estremisti o di sconosciuti. Alle violenze si unisce la politica delle autorità locali che, invece di fermare gli assalti, continua ad emettere provvedimenti di chiusura di chiese e luoghi di culto per la (presunta) assenza del permesso di costruzione, necessario in Indonesia per realizzare un edificio (religioso e non). In documento pubblicato in questi giorni, il movimento cristiano Alliance of United North Sumatra denuncia che dal maggio scorso sono stati messi i sigilli ad almeno 20 chiese domestiche o cappelle di preghiera da parte dei funzionari della reggenza di Singkil. Tra queste, una decina appartenevano alla comunità  Pakpak Dairi Christian Protestant Church (Gkppd) e quattro erano cattoliche.

In un comunicato diffuso oggi, i leader della Alliance of United North Sumatra affermano che gli attacchi sono causa di "crescente preoccupazione", dato che non vi sono "tutele o riconoscimenti" per tutti i gruppi religiosi fra cui le minoranze. In particolare a Singkil la situazione è in continuo peggioramento, con palesi violazioni alla libertà religiosa che "è un diritto riconosciuto in via ufficiale dalla nostra Costituzione". I leader cristiani puntano inoltre il dito contro il governo centrale a Jakarta, che non interviene nei riguardi delle singole amministrazioni locali che violano i diritti e le libertà dei cittadini, compresi i non musulmani.

Nel documento ufficiale viene anche ricordato l'ultimo episodio di violenze nella reggenza di Singkil, avvenuto lo scorso 18 luglio. Alle prime luci dell'alba la casa di preghiera della comunità Pakpak Dairi Christian Protestant Church (Gkppd) è stata assaltata e data alle fiamme da un gruppo di sconosciuti. Nel rogo sono andate distrutte alcune panchine e diversi strumenti musicali, ma il pronto intervento dei fedeli ha scongiurato la completa devastazione dell'edificio. All'interno della struttura sono stati rinvenuti circa 15 litri di benzina; finora gli inquirenti non hanno individuato alcun colpevole.

La provincia di Aceh, la più occidentale dell'arcipelago di Indonesia, è anche l'unica in cui vige la shariah; il rispetto delle regole è inoltre assicurato dalla presenza per le strade della "polizia della morale", un corpo speciale che punisce le violazioni al costume. In passato sotto la guida del governatore Irwandy Yusuf - capo della guerriglia - vigeva una relativa calma e armonia interreligiosa fra maggioranza musulmana e "stranieri" di diverse confessioni non islamiche. Tuttavia, negli ultimi tempi la situazione è cambiata: sono iniziati gli attacchi contro le minoranze religiose, l'ala fondamentalista ha guadagnato sempre più potere e libertà di azione.

Alle elezioni dello scorso aprile ha trionfato Zaini Abdullah, anch'egli leader della guerriglia separatista a lungo in esilio in Svezia, che ha promesso lotta alla corruzione e applicazione della legge islamica (cfr. AsiaNews 18/04/2012 Zaini Abdullah, nuovo governatore di Aceh, promette più Shariah). Ed è proprio la rigida applicazione della shariah una delle condizioni poste dai ribelli indipendentisti a Jakarta, per mettere fine alla guerra armata. A testimonianza della crescente tensione interreligiosa, nel recente passato l'area è stata teatro di attacchi e violenze contro le comunità cristiane, che hanno portato alla chiusura dei luoghi di culto (cfr. AsiaNews 07/05/2012 Minacce estremiste ad Aceh: le autorità chiudono tre chiese e AsiaNews 19/06/2012 Aceh, centinaia di estremisti islamici attaccano una casa di preghiera cristiana). Alle violenze si sono aggiunte le chiusure di chiese e luoghi di culto nella zona, disposte dalle autorità per la mancanza del permesso di costruzione degli edifici (il famigerato Imb, Izin Mendirikan Bangunan).

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