20/08/2018, 11.58
ISRAELE-PALESTINA
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Addio a Uri Avnery, il ‘profeta’ israeliano per la pace

Nella sua vita è stato giornalista, politico e attivista. In gioventù ha partecipato per tre anni al gruppo paramilitare Irgun, da cui si è ritirato a causa della loro politica anti-araba. La guerra del 1948 lo convince della necessità di uno Stato palestinese. Per alcuni è stato una mente brillante, ma altri lo accusano di aver tradito Israele.

Gerusalemme (AsiaNews) – Un “profeta” promotore di idee in anticipo sui tempi, che fino all’ultimo “momento conscio” ha combattuto per la pace. Così Adam Keller, portavoce di Gush Shalom, ricorda il fondatore dell’ong Uri Avnery, morto oggi a 94 anni. Attivista per la pace, giornalista e statista: è stato fra i primi israeliani a chiedere l’istituzione di uno Stato palestinese e a incontrare Arafat.

“Fino all’ultimo momento – racconta Keller – è stato impegnato in quello che ha fatto tutta la sua vita. Due settimane fa, c’è stata una grande marcia per la pace a Tel Aviv. Ha avuto l’infarto proprio mentre ci stava andando. Per le ultime due settimane, è stato privo di conoscenza. Quindi si potrebbe dire che nel suo ultimo momento cosciente egli stava facendo quello che ha fatto tutta la vita – e che continuava a fare a 94 anni: lavorare per la pace”.

Nato in Germania nel 1923, si trasferisce nel novembre del 1933 nell’allora Palestina mandataria. Durante la sua vita non si tira mai indietro da questioni controverse, né mai nasconde la sua partecipazione giovanile –  a 15 anni – al gruppo paramilitare ebraico Irgun. Il gruppo è responsabile di numerosi attacchi terroristici nella Palestina mandataria. Avnery partecipa distribuendo volantini, ma abbandona la milizia tre anni dopo, a causa delle violenze perpetrate contro gli arabi.

Nel 1946, Avnery si convince della necessità di uno Stato che accolga entrambi i popoli, legati da una “sodalizio culturale di natali e storia”. Ideale che si scontra con la proposta di partizione dall’Onu e la realtà che emerge dalla guerra del 1948. Il conflitto lo persuade dell’assoluta esigenza di uno Stato palestinese per forgiare la pace fra i due popoli. Al tempo, il numero delle persone a condividere la sua visione non arriva a 10. Considerato da molti una mente brillante, Avnery è stato oggetto di dure critiche e accuse di essere un “traditore” dello Stato ebraico.

Per 40 anni, ricopre la carica di capo redattore per il settimanale Haolam Hazeh: sovversiva e anti-establishment, la rivista viene pubblicata con lo slogan “Senza Paura, Senza Pregiudizi”. Avnery ha anche una lunga carriera politica, sempre dalla parte dell’opposizione.

“Lo conoscevo da tanti anni – racconta Keller – sin da quando ero al liceo a Tel Aviv, nel 1969, al tempo era un conosciuto membro del parlamento. Ha avuto un grande impatto nella storia d’Israele, anche se era sempre all’opposizione. Non ha mai ricoperto un ‘ruolo ufficiale’, ma ha comunque esercitato una grande influenza. Era un profeta, un visionario, che diceva che Israele può – e dovrebbe – fare pace con i palestinesi”. L’attivista ricorda anche che Avnery promosse la possibilità di pace con l’Egitto, quando si credeva impossibile. In seguito, egli aggiunse che la pace con il Cairo non bastava, bisognava fare pace con i palestinesi. “Fu fra i primi a parlare con l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), quando il governo d’Israele lo considerava un’organizzazione terrorista. Fu fra i primi  a dire che Gerusalemme doveva essere capitale di entrambi gli Stati, sia Palestina che Israele. Introdusse idee che al tempo erano fuori dal consenso generale. E molto spesso, capitava che le persone che erano contro di lui infine dovettero accettare i suoi suggerimenti”. Ora, promette Keller, Gush Shalom andrà avanti per continuare il suo lavoro. Un pensiero in linea con le parole del fondatore di Gush Shalom: “La vita va avanti – si legge nell’ultima pagina delle sue memorie – lo sforzo continua. Domani è un nuovo giorno”.

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