03/11/2011, 00.00
CINA
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Ai Weiwei: “Combatterò fino alla morte” contro le false accuse di Pechino

Una compagnia che produce le opere dell’artista dissidente è stata accusata di evasione fiscale. E’ stato chiesto il pagamento di una somma enorme per arretrati e multe. Oggi l’artista rompe il silenzio stampa e parla ai media occidentali: “Credo che non sia appropriato che un Paese si impegni in un’attività così vergognosa”.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’artista dissidente cinese Ai Weiwei ha dichiarato oggi che si batterà “fino alla morte” contro le accuse di evasione fiscale che il governo cinese ha elevato contro di lui. Le autorità di Pechino ieri hanno ordinato a una compagnia collegata all’artista il pagamento di 15 milioni di yuan (1.7 milione di euro) in tasse arretrate e multe. L’artista di 54 anni, che rappresenta una spina nel fianco per il regime a causa delle sue critiche e satire contro il sistema cinese, è stato detenuto per 81 giorni quest’anno senza accuse specifiche. E’ stato liberato nel giugno scorso a condizione che non parlasse ai media stranieri.

Oggi ha rotto l’embargo in seguito all’attacco finanziario portato dal governo. “Può una persona come Ai Weiwei arrendersi? Nel mio dizionario non c’è la parola ‘resa’” ha detto l’artista in un’intervista concessa nel suo studio nella zona nord-orientale di Pechino, dove era riunito insieme con una squadra di avvocati e di esperti fiscali, oltre a sua moglie, Lu Qing. “La gente normale non sarebbe in grado di sopportare tutto questo. Ma dal momento che hanno preso di mira me, ho voglia di accompagnarli su questa strada, perché non ho paura di loro. Credo che non sia appropriato che un Paese si impegni in un’attività così vergognosa”.

Ai Weiewei ha dichiarato che le autorità non hanno fornito nessuna prova dell’accusa di evasione fiscale e hanno intimato al manager e al responsabile della contabilità della Beijing Fake Cultural Development Ltd., la società che ha contribuito a produrre le opere d’arte e i disegni di Ai Weiwei di non incontrarlo. Secondo Ai, l’Ufficio di sicurezza pubblica lo ha definito “la persona di controllo” della società, anche se il rappresentante legale è sua moglie. Ai ha dichiarato che se non pagasse quanto richiesto, sua moglie andrebbe in prigione. “E li combatterò fino alla morte” ha dichiarato Ai Weiwei.

Ai Weiwei ha portato la sua battaglia su Internet con più di 100mila contatti su Twitter e avverte il governo che il suo caso potrebbe rivelarsi un boomerang. “C’è un processo su Internet ogni giorno con il governo come accusato. Credo di vincere moralmente. Sono molto fortunato ad avere questa posizione. L’azione normale che ho intrapreso, cioè chiedere giustizia, è diventata eroica in questo Paese”.
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