14/04/2016, 08.54
GIORDANIA
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Amman, la polizia giordana mette i sigilli al quartier generale dei Fratelli musulmani

Il provvedimento eseguito su ordine del governatore della capitale. Al momento non vi sono spiegazioni ufficiali sulla chiusura. La fratellanza e la sua ala politica rappresentano il principale movimento di opposizione interno. Re Abdullah II finanzia il restauro della tomba di Cristo nella chiesa del Santo Sepolcro. 

Amman (AsiaNews/Agenzie) - La polizia giordana ad Amman ha messo i sigilli al quartier generale del principale movimento di opposizione nazionale, i Fratelli musulmani (Mb), su ordine del governatore della capitale. Al momento non vi sarebbero motivazioni ufficiali a spiegare il provvedimento di chiusura, che ha fatto infuriare i vertici del gruppo filo estremista islamico. 

I Fratelli musulmani in Giordania godono di un forte sostegno nelle aree urbane e la sua ala politica, il Fronte islamico di azione (Iaf), è oggi il più importante partito di opposizione. 

Nel 2014 il movimento si è scisso al suo interno in due fazioni: quella originaria, con una visione radicale della politica e dell’islam, e una più moderata. Oggetto del raid di ieri della polizia il quartier generale della fazione fondamentalista. 

Badi al Rafaiah, portavoce dei Fratelli musulmani, si dice “sorpreso” dalla “mossa del Dipartimento di pubblica sicurezza”. Egli racconta di “diversi poliziotti e gendarmi intervenuti… hanno sfondato la porta e cacciato fuori tutto lo staff, con l’ordine di chiudere il centro” senza fornire “alcuna spiegazione”. 

Negli ultimi mesi l’avanzare dei gruppi estremisti islamici nella regione mediorientale e nella stessa Giordania, peraltro finora un modello di convivenza interreligiosa e di laicità dello Stato, ha incrinato ancor più i rapporti fra le autorità e la fratellanza. Il Fronte islamico di azione (Iaf) ha boicottato le ultime elezioni parlamentari, accusando il sistema di emarginare i partiti non allineati. Lo scorso anno uno dei leader dei Mb è stato arrestato per aver criticato gli Emirati Arabi Uniti, alleati di Amman, nel primo caso di arresto “politico” di una figura di primo piano nel Paese. 

Intanto il re di Giordania ha annunciato, con un editto, la decisione di finanziare il restauro della tomba di Cristo nella chiesa del Santo Sepolcro, a Gerusalemme. Una decisione che conferma, una volta di più, la visione laica e multiconfessionale del leader del regno hascemita.

Con una lettera inviata il 10 aprile scorso al Patriarcato ortodosso di Gerusalemme, re Abdullah II comunicato l’intenzione di partecipare al restauro, sottolineando che egli “è e resterà fedele custode e depositario dei Luoghi Santi musulmani e cristiani di Gerusalemme”.

Il restauro si è resto possibile grazie a un accordo raggiunto tra le tre confessioni principali (greco-ortodossi, latini e armeni) che coesistono nella Basilica. Commentando la decisione mons. William Shomali, Vicario patriarcale latino di Gerusalemme, ha parlato di “ottima notizia, dal valore altamente simbolico, dal momento che il Santo Sepolcro è il luogo più sacro per i cristiani di tutte le confessioni”. “Questa decisione - aggiunge il prelato - dimostra tutta la bontà del Re nei confronti dei cristiani e la sua costante preoccupazione di preservare il patrimonio del cristianesimo”. 

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