30/08/2006, 00.00
SRI LANKA
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Anche Amnesty International chiede luce sulla sorte di p. Jim Brown

di Danielle Vella

Con un appello urgente, l'organizzazione ipotizza che il sacerdote cattolico e il suo assistente, spariti il 20 agosto, siano vittime di "sparizioni orchestrate dal governo". A Jaffna militari bloccano un gruppo di cattolici diretto in chiesa a pregare per p. Jim.

Colombo (AsiaNews) – Amnesty International si unisce al coro di appelli per fare luce sulla scomparsa a Jaffna, nel nord Sri Lanka, del sacerdote cattolico p. Jim Brown. Di lui e del suo assistente Vimalathas si sono perse le tracce il 20 agosto scorso.

In un appello urgente diffuso ieri, l'organizzazione per i diritti umani si dice preoccupata: p. Jim e l'uomo che lo accompagnava, padre di 5 bambini, "possono essere vittime di una 'sparizione'". Secondo Amnesty, "visto che l'isola di Kayts è strettamente controllata dalla Marina dello Sri Lanka (Sln), si sospetta che i militari possano averli presi in custodia cautelare". Il comandante della Marina nel nord, l'ammiraglio Upali Ranaweera, aveva però negato che i due cattolici fossero stati arrestati.

L'ultima volta che p. Jim è stato visto era ad un check point ad Allaipiddy, dove guida una parrocchia. I sacerdoti di Jaffna dicono che p. Jim ha ricevuto minacce di morte dal comandante del campo della Marina di Allaipiddy. Questo, di nome Nishanta, ha accusato il parroco di aver aiutato i militanti delle Tigri tamil a scavare bunker intorno alla sua chiesa all'inizio di agosto, quando Allaipiddy è diventata teatro di scontri tra forze della sicurezza e ribelli.

Mentre sale l'ansia per la vita dei due uomini, la Commissione giustizia e pace della diocesi di Jaffna ha lanciato una campagna di preghiera alla cattedrale di St. Mary. La campagna è al quarto giorno: nelle ore in cui è sospeso il coprifuoco sacerdoti, suore e laici affollano la chiesa per pregare.

Ieri, però, membri delle forze di scurezza hanno impedito ai parrocchiani del sacerdote scomparso di partecipare alla preghiera. La gente di Allaipiddy e Mandaithevu è sistemata provvisoriamente nella chiesa di Nostra Signora del Rifugiato a Jaffna. Mentre in gruppo si recavano alla St. Mary i fedlei sono stati fermati dagli uomini della sicurezza sulla via principale. Fonti della Chiesa locale raccontano: "Ci hanno detto che sotto lo stato d'emergenza non è permesso camminare in processione e che se non tornavamo indietro ci avrebbero arrestati".

"Molti sacerdoti sono accorsi sul posto – continua la fonte – e hanno chiesto alle forze di sicurezza di comprendere la situazione. Ma i militari hanno continuato con le minacce ed hanno fotogarfato i fedeli per intimidirli". Alla fine i religiosi hanno convinto la gente a tornare indietro.

Gli attivisti per i diritti umani avvertono che le "scomparse" orchestrate dal governo fanno ripiombare il Paese indietro di anni. Il messaggio di Amnesty parla chiaramente: "Si teme che il sistema delle sparizioni per mano di agenti governativi stia tornando in uso in Sri Lanka dopo l'introduzione nel 2005 delle norme d'emergenza, che danno poteri assoluti alle forze di sicurezza". L'organizzazione informa poi che nell'ultimo anno la Commissione nazionale per i diritti umani ha registrato 62 casi di scomparse.

Stessa denuncia quella del Centro per la pace e la riconciliazione (Cpr), guidato dalla Chiesa: "Abbiamo notato un improvviso aumento di civili arrestati e poi scomparsi". Il Cpr sottolinea, inoltre, le risposte negative e il disinteresse del governo nell'indagare i casi. "Le nostre richieste ufficiali di scoprire la verità sulle scomparse – dice il Centro – è puntualmente respinta dalle forze di sicurezza".

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