29/10/2016, 09.17
RUSSIA
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Anche il muftì del Tatarstan a favore del divieto di aborto

di Nina Achmatova

Il leader religioso musulmano dà il suo appoggio alla campagna della Chiesa ortodossa per vietare l’interruzione di gravidanza. A settembre, il Patriarca Kirill ha firmato una petizione con cui si chiede il bando totale della pratica, sollevando numerose polemiche. Ma per la maggior parte dei russi si tratta di un diritto della donna da tutelare.

Mosca (AsiaNews) - Kamil Samigullin, il muftì della repubblica autonoma russa del Tatarstan, a maggioranza musulmana, ha appoggiato l’idea di vietare l’aborto, su cui in Russia è acceso il dibattito. Il leader religioso ha voluto sottolineare che il diritto alla vita è sacro anche nell’islam e ha dato così il suo appoggio a una campagna per cui da tempo si batte anche la Chiesa ortodossa e per la quale, ultimamente, è sceso in campo lo stesso Patriarca di Mosca Kirill, suscitando molte polemiche. “Il diritto alla vita è una grazia di Allah e noi dobbiamo proteggerlo”, ha dichiarato Samigullin, come riporta Interfax. A giugno di quest’anno, il consiglio inter-religioso di Russia - che raduna i rappresentanti delle religioni ‘tradizionali’ del Paese (ortodossia, islam, buddismo ed ebraismo) - hanno chiesto il ritiro delle pratiche di aborto dal sistema sanitario nazionale.

A settembre scorso Kirill ha firmato una petizione popolare, lanciata dagli attivisti del movimento "Per la vita" e "Volontari ortodossi”, e con cui si chiede il bando totale dell'aborto nel Paese. La firma dell’appello rappresenta un indurimento della precedente posizione della Chiesa, che finora si era limitata a chiedere la cancellazione dell'interruzione di gravidanza dalla lista di pratiche coperte dal sistema sanitario pubblico, in mancanza di serie motivazioni mediche. Sul suo sito internet, il Patriarcato di Mosca ha spiegato che il testo dell'appello - nel quale si chiede "la fine dell'uccisione legale di bambini prima della nascita" - e' stato concordato con la Commissione sinodale per la famiglia e la protezione della maternità. Con la petizione, i firmatari chiedono emendamenti alla legislazione vigente e il divieto degli aborti indotti da medicinali, come quelli chirurgici. Il documento sostiene anche la necessità di "riconoscere l'embrione come essere umano, la cui vita e salute va protetta dalla legge" e per questo vietare i metodi di riproduzione assista che "umiliano la dignità umana e uccidono bambini nella fase iniziale dello sviluppo embrionale".

L’appoggio del Patriarca alla petizione, firmata anche da alcuni deputati, ha scatenato un coro di polemiche online, che il portavoce del Patriarca, Vladimir Legoida, ha cercato poi di far rientrare. A suo dire, “la posizione di principio della Chiesa ortodossa russa non cambia ed è quella di chiedere l'eliminazione dell'aborto dalla lista di pratiche coperte dal sistema sanitario pubblico", ha sottolineato. "Le persone contrarie all'aborto non devono pagare con i loro soldi questa procedura", ha aggiunto Legoida.

Per ora la petizione ha raccolto 300.000 firme e l'idea è arrivare a un milione per poi presentare il documento alla Duma e al presidente Vladimir Putin. L'iniziativa è appoggiata anche dalla nuova ombudsman dell'infanzia, Anna Kuznetosva, una ultra ortodossa vicina al Patriarcato. Nonostante lo Stato predichi da anni il ritorno ai "valori tradizionali", che comprendono anche quelli della famiglia e della religione ortodossa, in Russia la pratica dell'aborto è molto diffusa: nel 2014, secondo le ultime stime ufficiali, le interruzioni di gravidanza sono state quasi un milione e la cifra non tiene conto di quelle praticate in cliniche private. Per la Russia si è parlato a lungo di 'coma demografico', ma dal 2014 la situazione è lievemente migliorata. Lo Stato ha realizzato una serie di provvedimenti che stimolano i genitori ad avere più di un figlio. Nella sua politica per la ripresa demografica, il governo conta molto sull'appoggio della Chiesa ortodossa, che gestisce 29 centri di crisi per le donne incinte e le madri single con bambini.

Un recente sondaggio però ha dimostrato come la rimozione dell’aborto dalle pratiche coperte dal sistema sanitario pubblico non trova sostegno tra la popolazione e la maggior parte dei russi ritiene che una donna dovrebbe vedersi riconosciuto il diritto all’aborto.

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