16/11/2006, 00.00
INDIA - VATICANO
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Anche per il velo islamico, chi va in un Paese straniero ne rispetti leggi e costumi

di Nirmala Carvalho

In India, nel corso di un dibattito televisivo sulle affermazioni del card. Martino a proposito dell'integrazione degli immigrati, padre Babu Joseph spiega che non si tratta di interferire con altre religioni, ma di riconoscere i diritti dello Stato ospitante.

New Delhi  (AsiaNews) – Sostenere che gli immigrati debbono adeguarsi alle leggi ed alle tradizioni del Paese che li ospita è questione che riguarda l'integrazione degli stranieri, e se è giusto che i Paesi islamici chiedano a chi li visita di rispettare i loro costumi, è logico che quelli occidentali si comportino allo stesso modo. In un dibattito alla televisione indiana, il portavoce della Conferenza episcopale, padre Babu Joseph, ha spiegato così alcune affermazioni fatte in Vaticano dal cardinale Raffaele Renato Martino a proposito delle discussioni sul velo islamico in corso nei Paesi occidentali.

In Vaticano, la questione è stata posta dai giornalisti due giorni fa, martedì 14, nel corso della presentazione del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata del migrante. Parlando della necessità di facilitare l'integrazione degli immigrati, il cardinale ha sostenuto il principio che gli Stati "possono chiedere che i loro ospiti, che provengono da culture differenti, rispettino le tradizioni, i simboli, la cultura e la religione del Paese dove si recano". Quanto al velo islamico (argomento, peraltro, non toccato dal Messaggio del Papa), rispondendo ad una specifica domanda, il porporato ha sostenuto che il rispetto per le leggi locali può comprendere anche il divieto di simile abbigliamento. "Mi sembra elementare", ha affermato. "È del tutto giusto – ha aggiunto - che le autorità possano sostenere questo". Anche la Radio vaticana, nel suo servizio sul Messaggio, affrontando la questione del velo islamico ha sostenuto che la questione "va considerata nel contesto del rispetto delle leggi del Paese che ospita".

Nel dibattito alla televisione indiana, padre Babu Joseph rispondendo alle domande postegli da tre studiosi islamici ha sostenuto che le dichiarazioni del cardinale Martino sulla necessità che le donne musulmane rispettino i costumi sociali e le istituzioni locali vanno viste nel contesto dell'ambiente occidentale. In effetti, ha rilevato, alcuni Paesi occidentali stanno affrontando il problema delle donne che indossano il burka in luoghi pubblici, come scuole, collegi e simili, e le osservazioni del porporato vanno viste in questa prospettiva. Quanto poi all'accusa di interferenza nelle questioni di un'altra religione, il portavoce dell'episcopato indiano ha osservato che "queste incomprensioni – ha osservato - sono fuori posto. Noi non stiamo attaccando nessuno e non è nostra intenzione interferire in altre fedi". Egli ha poi posto in evidenza che discutere su questioni sociali o di altre religioni fa parte delle tradizioni del Vaticano e che questo è uno strumento per garantire riforme e cambiamenti.

In particolare, ad una domanda sul perché un'alta autorità ecclesiastica si intromette in questioni di un'altra religione, quando "le suore cristiane sono obbligate ad indossare il velo", padre Babu Joseph ha replicato che "prima di tutto, oggi per le suore portare o no il velo è una cosa opzionale. In secondo luogo le suore rappresentano una percentuale minuscola della popolazione cristiana. Terzo, le suore hanno la libertà personale di scegliere il tipo di abito che vogliono.

Quanto all'affermazione di uno studioso islamico che "ognuno rispetti la religione dell'altro", padre Joseph ha messo in rilievo che "come da una persona di un'altra religione, si pretende che quando va in un Paese islamico, rispetti i costumi e le tradizioni locali, e questo è giusto, lo stesso accade quando una persona che segue la religione islamica va in altre culture e Paesi".

Nei Paesi occidentali, la questione del velo vede divieti assoluti, come in Francia, accanto all'obbligo, previsto in Gran Bretagna di togliere negli uffici pubblici quello che nasconde completamente il viso o alla norma italiana che vuole il viso riconoscibile.

In qualche Paese, poi, il velo rappresenta un dilemma per le stesse donne. In Libano, ad esempio, dove cristiani e musulmani convivono fianco a fianco, non è raro vedere in strada una donna coperta dal manto nero e con il velo camminare accanto ad un'amica, o una sorella, con i capelli al vento. "Ogni mattina – racconta Shereen Ali, una graziosa ragazza di 23 anni – mi sveglio e sono cosciente della mia identità. Il mio hijab determina il mio comportamento fra la gente e quello degli altri verso di me. Portarlo non significa che sono una fanatica, ma che mi piace molto indossarlo".

 

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