14/01/2009, 00.00
KIRGHIZISTAN
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Ancora più restrizioni nella nuova legge sulla libertà religiosa

Bandite le comunità con meno di 200 fedeli, proibito il proselitismo e la diffusione pubblica di materiale religioso. Esperti: la normativa non rispetta i diritti umani. Le critiche dell’Ocse.

Bishkek (AsiaNews/F18) – Nonostante vigorose proteste degli attivisti pro-diritti umani, il presidente Kurmanbek Bakiev ha firmato nei giorni scorsi la nuova restrittiva legge sull’attività dei gruppi religiosi, approvata dal parlamento il 6 novembre nonostante le critiche dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse).

La nuova legge ammette solo le organizzazioni religiose con almeno 200 iscritti (prima ne bastavano 10), inibisce la partecipazione dei bambini e vieta “azioni aggressive finalizzate al proselitismo” compresa la distribuzione di materiale religioso in luoghi pubblici e scuole. Inoltre i gruppi religiosi già riconosciuti dovranno registrarsi di nuovo, cosa che costringerà le piccole comunità con meno di 200 fedeli locali a diventare illegali e “clandestine”.

Tursunbek Akun, Ombudsman locale per i Diritti umani, commenta all’agenzia Forum 18 che “la legge non rispetta gli standard internazionali sui diritti umani”, “impone una serie di restrizioni che ostacoleranno molto i piccoli gruppi religiosi”.

E’ d’accordo Aziza Abdirasulova, del Centro per la Protezione dei Diritti Umani Kylym Shamy (Candela del Secolo), che ritiene che la normativa violi soprattutto i diritti delle piccole comunità e osserva “la mancanza di un linguaggio comune tra il Muftiate [il Consiglio dei leader islamici sostenuti dallo Stato] e la Chiesa ortodossa russa –che sostiene la legge- da una parte,  e le altre comunità” religiose.

Critico anche Jens Eschenbaecher, portavoce dell’Ufficio per i Diritti umani dell’Ocse, il quale rimarca che l’Osce nell’ottobre 2008 aveva già indicato alcuni “punti problematici” della legge chiedendone una revisione, ma la legge “li contiene ancora ”. “Siamo pronti - ha detto - a continuare il lavoro con le autorità per ogni futuro emendamento della legge e per rendere effettivo l’impegno del Kirghizistan a partecipare all’Ocse”.

Anche Papa Benedetto XVI l’8 gennaio, nel tradizionale incontro d’inizio d’anno con i diplomatici accreditati presso la Santa Sede, ha raccomandato alle autorità “di adoperarsi con energia per mettere fine all’intolleranza e alle vessazioni contro i cristiani”, con speciale preoccupazione per le nuove normative che in materia si stanno emanando nelle repubbliche dell’Asia centrale. La Chiesa, ha ripetuto, “non domanda privilegi, ma l’applicazione del principio della libertà religiosa in tutta la sua estensione”. E le comunità cristiane che vivono in Asia, pur se piccole, “desiderano offrire un contributo convinto ed efficace al bene comune, alla stabilità e al progresso dei loro Paesi, testimoniando il primato di Dio, che stabilisce una sana gerarchia di valori e dona una libertà più forte delle ingiustizie”. “In questa prospettiva, è importante che, nell’Asia centrale, la legislazione sulle comunità religiose garantisca il pieno esercizio dei diritti fondamentali, nel rispetto delle norme internazionali”.

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