18/04/2012, 00.00
INDIA
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Andhra Pradesh, radicali indù usano la legge per perseguitare i cristiani

Lo Stato indiano non ha leggi anticonversione, ma tre ordinanze proibiscono di diffondere altre religioni in prossimità di templi indù. Un pastore pentecostale rischia il carcere perché trovato in possesso di calendari. Intanto, un tribunale locale condanna 11 cristiani per un’accusa di conversioni forzate del 2007.

Mumbai (AsiaNews) - Anche senza leggi anticonversione, in Andhra Pradesh gli ultranazionalisti indù hanno uno "strumento legale" per "perseguitare e attaccare i cristiani": così Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), definisce un'ordinanza statale del 2007 (Worship or Prayer Prohibition Ordinance) che proibisce la diffusione di altre religioni o preghiere in particolari luoghi di culto. Proprio in base a tale disposizione, da due giorni un gruppo di attivisti del Rashtriya Sawayamsevak Sangh (Rss) chiedono l'arresto del pastore pentecostale Ahron, accusato di aver tentato di convertire al cristianesimo nel tempio indù della città di Dharmapuri.

Il 16 aprile scorso il reverendo era in città per incontrare Kople Easwar, membro dell'Assemblea legislativa locale. Mentre aspettava l'amico, il gruppo di radicali indù ha notato che egli aveva con sé dei piccoli calendari. Lo hanno aggredito, costretto a consegnare loro i calendari, e poi lo hanno trascinato alla stazione di polizia. Dinanzi all'ispettore Mahender hanno registrato la loro denuncia in base al Worship or Prayer Prohibition Ordinance 2007 e ai Government Orders (GO)  746 e 747. Il GO 746 conferisce uno status speciale al tempio Tirumala, cambiandone il nome in Tirumala Divya Kshetram. Il GO 747 vieta di propagare altre religioni in 19 templi indù del Paese.

Secondo il presidente del Gcic queste ordinanze "violano i diritti sanciti dalla Costituzione indiana" e per questo "il chief minister dell'Andhra Pradesh deve modificarne i contenuti".

Sempre in base a questi provvedimenti, il 2 aprile scorso una corte locale ha condannato 11 cristiani del villaggio di Kyatamballi, per un'accusa di conversioni forzate risalente al 2007. Per due di loro la pena è di 20 mesi di prigione e il pagamento di 5mila rupie (circa 73 euro). Agli altri nove aspetta un solo anno di carcere, e una multa di 2mila rupie (circa 30 euro) a testa. (NC) 

 

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