25/11/2020, 08.54
TURCHIA
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Ankara, in piazza per diritti e salario: arrestati un centinaio di lavoratori

Alcuni manifestanti del settore metalmeccanico erano partiti dalla cittadina industriale di Gebze, diretti verso Ankara. La polizia ha bloccato la protesta e prelevato 99 operai. Dietro le dimostrazioni i licenziamenti senza indennità e i congedi non retribuiti. Ankara usa il Covid-19 per reprimere libertà e diritti.

Ankara (AsiaNews/Agenzie) - La polizia turca ha attaccato una manifestazione indetta ieri da un gruppo di metalmeccanici, arrestando un centinaio di persone che dalla cittadina di Kocaeli si stavano dirigendo ad Ankara meta finale della protesta. I lavoratori sono scesi in piazza davanti agli uffici dell’associazione dei metalmeccanici, rivendicando il diritto di libera associazione sindacale e di migliori tutele in ambito lavorativo. 

Licenziati dal proprio datore di lavoro senza alcuna indennità o messi in congedo non retribuito per aver aderito all’associazione sindacale dei metalmeccanici, i lavoratori delle aziende turche Systemair HSK, Özer Electricity e Baldur hanno promosso ieri una marcia di protesta. Dalla cittadina industriale di Gebze, i manifestanti volevano arrivare - con una camminata pacifica, con l’obiettivo sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica - fino alla capitale Ankara. 

Gli agenti (nella foto) hanno assalito i lavoratori, arrestandone 99 inclusi alcuni rappresentanti sindacali di primo piano, oltre a leader politici e istituzionali che hanno espresso solidarietà e sostegno ai dimostranti. Incuranti della repressione della polizia, i lavoratori hanno annunciato una nuova marcia di protesta prevista per la mattinata di oggi, decisi ad arrivare fino alla capitale. 

Secondo l’accusa, i manifestanti avrebbero violato le norme anti-assembramento emanate dal governo e dalle istituzioni locali per arginare la diffusione del nuovo coronavirus. Mentre i dimostranti esponevano uno striscione con la scritta “Vogliamo il diritto di sindacalizzarci”, all’improvviso è partito l’attacco degli agenti in tenuta anti-sommossa che hanno stroncato sul nascere la camminata. 

Il leader sindacale dei metalmeccanici Adnan Serdaroğlu sottolinea che “è in atto una vergogna” nel sito industriale più grande e sviluppato della Turchia e “quanti stanno chiudendo un occhio dovranno risponderne” in futuro. “Dicono - prosegue - che le ruote della produzione devono girare, i lavoratori devono lavorare nonostante il Covid. Se gli operai si ammalano in fabbrica, devono continuare a lavorare in quarantena”. Essi, avverte, “hanno un rischio maggiore di contrarre il nuovo coronavirus, rispetto agli altri segmenti della società”. Inoltre, questi lavoratori “sono condannati a salari bassi, messi in congedo non pagato o licenziati perché usano i loro diritti costituzionali e diventano membri di un sindacato”. 

Fehmi Elmacı, segretario dell’unione sindacale di Gebze, aggiunge che “il congedo non retribuito viene usato oggi come arma contro i lavoratori”. 

Dall’ufficio del governatore di Kocali giunge una replica durissima che chiude ogni spiraglio di trattativa, confermando il divieto di manifestare con il motivo-pretesto dell’emergenza sanitaria in atto in tutto il mondo. In tempo di pandemia di Covid-19, si legge nella nota, sono vietati ogni tipo di assembramento e protesta dal 12 di novembre fino al prossimo 21 dicembre “con l’obiettivo di fermare la corsa del virus”.

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