30/01/2018, 08.46
TURCHIA - SIRIA
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Ankara arresta oltre 300 persone per le proteste contro l’offensiva contro i curdi

Secondo il governo, i dimostranti promuovono una “propaganda terrorista”. In realtà hanno promosso manifestazioni e proteste in rete contro l’operazione militare. Fra i fermati anche otto esponenti del sindacato dei medici. Avevano denunciato il rischio di un “problema di sanità pubblica” legato all’offensiva.

 

Ankara (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità turche hanno arrestato 311 persone, con l’accusa di aver promosso una “propaganda terrorista”. In realtà i fermati avevano promosso manifestazioni e proteste, in rete e nelle piazze, contro l’offensiva lanciata il 20 gennaio scorso dall’esercito di Ankara ad Afrin, nel nord della Siria, contro le milizie curde Ypg (Unità di Protezione Popolare). Secondo quanto riferisce l’agenzia di Stato Anadolu, fra queste vi sarebbero anche otto dottori membri dell’Unione dei medici turchi (Ttb), il principale sindacato locale di categoria.

La leadership turca considera le milizie curde Ypg, fondamentali in passato nella lotta contro lo Stato islamico (SI, ex Isis) e altri gruppi jihadisti in Siria, come una organizzazione terrorista legata al Partito curdo dei lavoratori (Pkk, fuorilegge nel Paese). Il Pkk, protagonista di una decennale lotta separatista, è nella lista nera dei movimenti estremisti e terroristi della Turchia e degli alleati in Occidente.

L’operazione militare lanciata da Ankara con mezzi di terra e bombardamenti aerei intende eliminare le milizie Ypg dall’enclave di Afrin, nel nord della Siria, nei pressi del confine con la Turchia. I raid della polizia contro dissidenti e voci critiche dell’operazione militare si sono diffusi per tutto il Paese, da Izmir al mar Egeo, a Igdir e Van nel settore orientale. Questa nuova ondata di arresti - che segue le migliaia di fermi e condanne in seguito al fallito golpe del luglio 2016 - rilancia le preoccupazioni fra attivisti e gruppi a difesa dei diritti umani. Nei giorni scorsi Human Rights Watch (Hrw) ha criticato Ankara per la sua “intolleranza al criticismo”.

Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha rilanciato l’appello all’unità nazionale riguardo all’offensiva e sottolinea una volta di più che i dimostranti pagheranno “a caro prezzo” le loro proteste. Nel frattempo il portavoce del capo di Stato Ibrahim Kalin ha invitato i cittadini e i media a fare attenzione “alle notizie false e provocatorie”, rilanciate soprattutto in rete e sui social network.

Questa mattina le autorità turche hanno infine confermato la notizia del fermo di otto medici, appartenenti al principale sindacato di categoria del Paese. Gli otto arrestati sono tutti esponenti del comitato centrale della Ttb, fra cui i presidente Rasit Tükel. La scorsa settimana i vertici dell’Unione dei medici turchi aveva diffuso un comunicato dai toni critici verso l’offensiva turca in Siria, affermando che essa faceva emergere “un problema di sanità pubblica”. In risposta, il presidente Erdogan aveva definito i membri dell’organizzazione sindacale dei “traditori” della patria.

 

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