26/08/2015, 00.00
TURCHIA
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Ankara: governo ad interim fino al voto di novembre, col contributo (forse) del partito curdo

Il presidente Erdogan ha conferito il mandato al premier uscente Davutoglu. L’esecutivo si occuperà delle questioni correnti fino alle elezioni anticipate. Il Primo Ministro auspica coesione nazionale e chiede aiuto all’opposizione. Il leader curdo disponibile a una partecipazione. Analisti preoccupati per l’instabilità interna.

Ankara (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dato mandato al premier uscente Ahmet Davutoglu per la formazione di un governo ad interim, che dovrà occuparsi degli affari correnti e guidare il Paese sino alle elezioni anticipate del primo novembre prossimo. Egli ha cinque giorni a disposizione per dar vita a una nuova squadra, chiamata a traghettare la Turchia sino alla formazione del prossimo Parlamento e che potrebbe contenere al suo interno membri del partito filo-curdo. 

Davutoglu non è riuscito a formare una nuova coalizione fondata sul Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), che nel giugno scorso ha perso - per la prima volta dal 2002 - la maggioranza assoluta in Parlamento. Come da Costituzione, il Primo Ministro ha chiesto ai movimenti di opposizione di aderire all’esecutivo di transizione. 

Tuttavia, il Partito popolare repubblicano (Chp) e il Partito del movimento nazionalista (Mhp) hanno già respinto a proposta di unirsi a un governo dominato dall’Akp. Il partito curdo Hdp si è detto in linea di principio disponibile, anche se il suo leader dice di non meravigliarsi di fronte alla possibilità che il premier li voglia escludere dalla coalizione. 

Del resto l’ipotesi di una presenza di membri del partito filo-curdo dell’Hdp risulta difficile al momento attuale, con l’esercito turco impegnato da oltre un mese in una offensiva militare contro i combattenti curdi del Pkk. Il premier Davutolgu ha chiesto di evitare “iniziative che possano creare una sensazione di crisi politica nel Paese”, in un periodo caratterizzato da sfide e difficoltà. 

Analisti ed esperti di politica internazionale affermano che la Turchia sta entrando in un periodo di “incertezza”, sia a livello politico che economico. Forte è rischio di una “paralisi” interna e di “instabilità” in un Paese ponte fra Europa e Medio oriente, accusato nel recente passato di favorire - o perlomeno non ostacolare - l’ascesa dello Stato islamico. 

Intanto il leader curdo Selahattin Demirtas conferma la propria disponibilità a prendere parte all’esecutivo di transizione, mentre la propaganda governativa continua ad associare il partito curdo Hdp alle milizie separatiste del Pkk. Secondo alcuni sondaggi anche il voto di novembre potrebbe essere caratterizzato da profonda incertezza e vi sono alte possibilità che non esca una maggioranza forte dalle urne. Uno scenario che contribuirebbe a rafforzare l’instabilità interna, con spaccature sempre più profonde nel Paese.

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