25/01/2019, 10.37
UCRAINA-RUSSIA
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Antico monastero russo rischia l’esproprio ad opera del nuovo Patriarcato di Kiev

di Vladimir Rozanskij

Il parlamento ucraino ha approvato una legge sulle proprietà ecclesiastiche a favore della nuova Chiesa autocefala. Per Filaret, “la Lavra delle Grotte e la Lavra di Pochaev devono essere consegnate al patriarcato di Kiev”.  Un simbolo per tutti gli ortodossi.

Mosca (AsiaNews) – C’è forte apprensione fra i monaci della Pochaevskaja Lavra, uno dei principali luoghi santi dell’ortodossia russa in Ucraina. Questo antico monastero potrebbe infatti passare sotto la giurisdizione della nuova Chiesa ucraina autocefala.

La scorsa settimana il parlamento ucraino ha approvato una nuova legge sulle proprietà ecclesiastiche, che potrebbe mettere a rischio diverse chiese e santuari al presente sotto l’amministrazione ecclesiastica del patriarcato di Mosca in Ucraina.

Il cenobio di Pochaev, nella regione di Ternopyl, fu fondato nel 1240 dai monaci della Grande Lavra delle Grotte di Kiev, in fuga dall’invasione mongola che rase al suolo la capitale dell’antica Rus’. Qualche tempo dopo l’apertura, secondo le antiche cronache, nel monastero avvenne l’apparizione della Madre di Dio, che lasciò perfino delle tracce rimaste note come “Le Sacre Orme di Pochaev”, ancora oggi visibili nella chiesa dell’Assunzione all’interno della Lavra. Queste e altre reliquie hanno reso il monastero particolarmente caro alla devozione di tutti i fedeli ortodossi, russi e ucraini.

Nonostante le rigide regole del monastero, le vocazioni continuano a essere abbondanti da alcuni decenni, dopo la fine del comunismo: soltanto a Natale scorso sono stati accolti 10 novizi. Tutti insieme i membri del monastero pregano con lunghissime litanie proprie del Typikon di Pochaev, in cui spesso vengono ripetute le invocazioni “affinché il Signore non permetta ai nemici del monastero di profanare il nostro santuario”, legate evidentemente all’antica minaccia tataro-mongola.

Oggi queste preghiere assumono un significato particolarmente attuale. Lo scorso 28 novembre una commissione del Ministero della Giustizia dell’Ucraina ha annullato l’accordo con la Chiesa del patriarcato di Mosca per l’usufrutto degli edifici della Lavra. Da quel momento i 200 monaci e 50 novizi del monastero (quasi tutti ucraini), guidati dall’igumeno e metropolita Vladimir (Morozov), occupano le proprie celle senza certezza del diritto. Il “patriarca emerito” Filaret, ispiratore della nuova Chiesa ucraina autocefala - insieme al presidente Poroshenko - continua a ripetere che “la Lavra delle Grotte e la Lavra di Pochaev devono essere consegnate al patriarcato di Kiev”, come egli continua a chiamare la nuova struttura ecclesiastica.

I monaci di Pochaev hanno reso pubblico un appello, in cui i residenti del monastero denunciano le autorità e il loro “tentativo di distruggere il monachesimo sul territorio dell’Ucraina occidentale”. Uno dei monaci della Lavra, intervistato dalla rivista Ogonjok, ha raccontato che “finora cerchiamo di restare tranquilli, a gennaio arrivano moltissimi pellegrini a Pochaev, che vengono solo per pregare e festeggiare il Natale e il Battesimo di Gesù. Da noi cantano dei cori meravigliosi, che si radunano da tutta l’Ucraina. Abbiamo paura che dopo le feste cominceranno i problemi”.

La lavra di Pochaev ha spesso cambiato padroni nella sua storia, essendo proprio ai confini della zona occidentale del Paese, sul fiume Ikva che fu argine all’invasione mongola. Per oltre 100 anni fu guidato dagli uniati greco-cattolici, per poi essere devastato dalle armate austriache durante la Prima guerra mondiale, ed essere poi riconquistato dai russi nel 1916. Durante le persecuzioni sovietiche, l’allora segretario ucraino Nikita Khruščev aprì nel monastero il Museo dell’Ateismo, insieme a un ospedale psichiatrico e alla lavanderia dell’esercito. Eppure, nonostante condanne e arresti, un gruppo di monaci guidati dal santo starets Amfilokhij e sostenuti dai cittadini di Pochaev, riuscì a mantenere aperte alcune zone per la preghiera, così che il monastero rimase attivo senza interruzione.

I monaci lavorano a ritmi molto sostenuti, anche a causa della sospensione della fornitura di gas (conseguenza dei conflitti con la Russia), così che l’intera estate scorsa è passata nella raccolta di legna per le stufe. Anche l’elettricità è razionata, e in chiesa le candele centrali si accendono solo durante la proclamazione del Vangelo. Prima del conflitto del 2014, qui si recavano decine di migliaia di pellegrini provenienti dalla Russia; oggi, racconta il monaco intervistato, “riescono ad arrivare solo le donne; gli uomini provenienti dalla Russia vengono fatti scendere dal treno”. Eppure alla festa dell’Assunzione c’erano quasi 30 mila pellegrini, anche dalla Russia profonda, ma soprattutto dall’intera Ucraina, a pregare perché la Lavra rimanga una casa per tutti gli ortodossi.

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