20/07/2019, 08.00
IRAQ
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Arcivescovo di Bassora: la riapertura della chiesa della Vergine Maria ‘segno di speranza’

Avviata nel 1907 e inaugurata nel 1930, l’edificio è in stile gotico su progetto di architetti italiani. Nella guerra fra Iran e Iraq è stata trasformata campo profughi per famiglie povere. Al suo interno battezzati 3877 bambini. Dopo il restauro riapre come “santuario” al quale “tutti possono accedere”. 

Bassora (AsiaNews) - Il luogo di culto “ha riaperto solo come santuario” per permettere ai fedeli “di pregare la Vergine Maria”. Un luogo “aperto a tutti” e al quale “tutti potranno accedere” senza distinzioni o divieti su base etnica o confessionale. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Alnaufali Habib Jajou, arcivescovo caldeo di Bassora, nel sud dell’Iraq, commentando la riapertura della chiesa della Vergine Maria dopo decenni di chiusura e abbandono. “Questo è un segno di speranza - aggiunge il prelato - per la popolazione locale”. 

Nei giorni scorsi sono tornate a risuonare le campane della chiesa, per decenni in disuso e in stato di rovina. La data di avvio del lavori di costruzione risale al 1907, mentre l’inaugurazione ufficiale è del 1930. L’edificio della chiesa è stato progettato in stile gotico da architetti italiani. 

Secondo i committenti, essa avrebbe dovuto diventare la cattedrale di Bassora (al- Qishla) e rimpiazzare la piccola chiesetta già esistente. Il luogo di culto ha assunto la forma di una croce romana ed è stata gemellata con una chiesa della città eterna. 

Per Bassora è un luogo di culto importante, spiega mons. Habib Jajou, e “dal 1954 al 1971 è stata utilizzata anche come quartier generale del vescovo”. Tuttavia, la guerra fra Iraq e Iran negli anni ’80 ha portato alla chiusura della chiesa (nel 1981), che “è stata riconvertita in un campo profughi dedicato in special modo alle famiglie povere”, grazie anche alla collaborazione di una associazione caritativa caldea. 

Negli anni le suore hanno gestito la scuola di Al- Fayhaa, costruita nell’aria adiacente la cattedrale al cui interno sono stati battezzati, negli anni, 3877 bambini. Al termine dei lavori di ristrutturazione, sostenuti a livello finanziario anche dalla Banca centrale irakena, la chiesa è stata riaperta ufficialmente al culto nel giugno scorso e in poche settimane è diventata un punto di riferimento per la preghiera e il raccoglimento dei fedeli della città.

Un modo, sottolineano i cristiani locali, per riportare alla memoria i numerosi ricordi che custodisce al suo interno.

Bassora è il centro più importante del sud dell’Iraq ed è stata teatro nel recente passato di gravi violenze, che avevano spinto la Chiesa a sospendere tutte le attività extra-pastorali. Una situazione di criticità che ha caratterizzato la storia recente di tutto il Paese e ha determinato un drastico calo della popolazione cristiana, passata da 1,5 milioni pre-invasione Usa del 2003 agli attuali 300mila fedeli. “La situazione oggi - conclude l’arcivescovo - non è poi così negativa. Come cristiani dobbiamo affrontare le stesse sfide del resto della popolazione”. E la visita del papa, in programma il prossimo anno, potrebbe essere una ulteriore occasione di rinascita

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