01/04/2017, 10.34
INDONESIA
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Arcivescovo di Jakarta: cittadini al voto contro estremismi e interessi di parte

di Mathias Hariyadi

Il 19 aprile è in programma il secondo turno delle amministrative. In ballo anche la carica di governatore della capitale. Nuove proteste di movimenti fondamentalisti islamici contro Ahok. Mons. Suharyo: Il voto è essenziale per garantire “unità”  della Repubblica. Un appello alla calma per evitare situazioni di tensione.

 

Jakarta (AsiaNews) - Per contrastare la deriva estremista e le campagne di pressione esercitate da partiti filo-musulmani, l’arcivescovo di Jakarta Ignatius Suharyo rinnova l’invito a tutti i cattolici della capitale di esercitare i diritti civili e andare votare. Un appello lanciato già in occasione del primo turno nel febbraio scorso e rilanciato in questi giorni, in vista dei ballottaggi in calendario il prossimo 19 aprile.

Particolare attenzione è riservata alla scelta del governatore della regione di Jakarta (DKI Jakarta).

Ieri migliaia di musulmani, membri di organizzazioni islamiche, al termine della preghiera del venerdì alla Grande Moschea di Istiqlal si sono diretti verso il palazzo presidenziale, per chiedere ancora una volta le dimissioni dell’attuale governatore Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama. Dietro la protesta, un presunto caso di blasfemia che in realtà sembra motivato a livello politico per ottenere la cacciata del governatore, cristiano e di origini cinesi nella nazione musulmana più popolosa al mondo.

In precedenza si erano verificati altri casi di intimidazioni perpetrati da anonimi assalitori, che hanno riguardato diverse zone della capitale. Fra i pretesti utilizzati per attaccare il governatore, il fatto che egli non sia un “nativo indonesiano”. Un termine usato per definire i discendenti di origine cinese, che ha iniziato a circolare ai tempi del dittatore Suharto (1967-1998) in cui i non musulmani erano maltrattati e considerati come cittadini di seconda classe.

Analisti ed esperti spiegano che dietro la campagna di intimidazioni lanciata dai gruppi islamici vi è il tentativo di provocare una fuga di massa all’estero da parte dei “non nativi”; in questo modo verrebbe a mancare una fetta consistente dell’elettorato che potrebbe spingere alla vittoria - e a un secondo mandato - il governatore uscente Ahok.

In questo contesto particolare si inquadra la lettera pastorale diffusa ieri dall’arcivescovo di Jakarta. In primis, il prelato invita i fedeli ad andare a votare ed esercitare quello che è un diritto, ma anche un dovere primario di cittadino. La scelta del candidato deve basarsi sulla propria coscienza e guardare al benessere di tutta la popolazione, sganciandosi dagli interessi personali e di partito. “Un buon voto - scrive l’arcivescovo - è un contributo significativo a garanzia dell’unità della Repubblica di Indonesia, secondo la filosofia dei Pancasila [i principi fondatori dello Stato, che sottolineano l’uguaglianza nella diversità]”.  Infine, egli invita i fedeli alla calma e a non compiere gesti violenti o che possano inasprire il clima elettorale.

Sempre ieri, intanto, la polizia indonesiana ha fermato per interrogatorio i leader della protesta contro il governatore Ahok. Fra questi il capo islamico Al-Khaththath, segretario generale dell’ Islamic Society Forum e Tommy Suharto, figlio dell’ex presidente Suharto.

 

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