27/01/2015, 00.00
MALAYSIA - ISLAM
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Arcivescovo di Kuala Lumpur: la parola “Allah” può essere usata nella Bibbia e a messa

In una lettera pastorale il prelato torna sulla controversia legale fra il giornale Herald Malaysia e il governo. Il bando dei giudici, avverte, è limitato al settimanale cattolico, la parola può essere usata nelle funzioni e nelle altre pubblicazioni. Mons. Leow invita i fedeli a coltivare “fede e speranza” e a lottare per la giustizia e la verità.

Kuala Lumpur (AsiaNews) - Il divieto di utilizzo della parola "Allah" è limitato solo al settimanale cattolico Herald Malaysia, ma non si applica alla Bibbia, alle messe e alle altre funzioni religiose in cui essa può essere usata senza per questo infrangere la legge. È quanto sottolinea l'arcivescovo di Kuala Lumpur, mons. Julian Leow, in una lettera pastorale pubblicata sul sito web dell'arcidiocesi.  Il prelato torna sulla controversia giuridica che ha riguardato la rivista diretta da p. Lawrence Andrew, confermando che la battaglia giuridica può dirsi conclusa con la sentenza della scorsa settimana, perché "sono ormai state tentate tutte le vie legali". Tuttavia, la decisione della Corte di appello è limitata "solo" all'Herald, mentre non riguarda tutte le altre attività e pubblicazioni della Chiesa cattolica. 

Lo scorso 21 gennaio il tribunale federale della Malaysia ha respinto per l'ennesima - e forse ultima - volta il ricorso presentato dalla Chiesa cattolica, che intendeva portare fino alla Corte suprema la vicenda relativa all'uso della parola "Allah" anche per i non musulmani. I cinque giudici che costituivano la giuria hanno votato all'unanimità, negando la possibilità di ogni ulteriore azione legale perché "non vi sono stati errori procedurali" nei precedenti gradi di giudizio. 

Nella lettera pastorale mons. Leow ricorda che il divieto di usare "Allah" non riguarda la Bibbia o la messa, le sessioni di preghiera e le adorazioni. "Il governo ha detto che la decisione della Corte di appello - aggiunge il presidente della Conferenza episcopale della Malaysia - è limitata al caso sollevato dall'Herald. E noi dobbiamo prendere in parola il governo".

Il prelato non nasconde possibili incertezze sul futuro e possibili ripercussioni per la decisioni dei giudici, in particolare per quanto concerne i diritti delle minoranze e la libera pratica del culto. Tuttavia, i cattolici sono gente di "fede e speranza", per questo continueranno a lottare per i loro diritti e resteranno saldi nella ricerca della giustizia e della verità. 

"Dobbiamo difendere i diritti della minoranza e di chi non ha voce - avverte l'arcivescovo di Kuala Lumpur - e dobbiamo perdonare e andare incontro nell'amore a quanti, in particolare, non capiscono o sono male informati". Il prelato conclude ricordando che la restrizione imposta dal ministero degli Interni sull'uso di "Allah" all'Herald è anti-costituzionale, ma è solo attraverso l'amore che si vincono le battaglie e "Dio è amore". 

In Malaysia, nazione di oltre 28 milioni di abitanti in larga maggioranza musulmani (60%), i cristiani sono la terza confessione religiosa (dietro ai buddisti) con un numero di fedeli superiore ai 2,6 milioni; la pubblicazione di un dizionario latino-malese vecchio di 400 anni dimostra come, sin dall'inizio, il termine "Allah" era usato per definire Dio nella Bibbia in lingua locale. Su una popolazione di oltre 11 milioni di persone, i cattolici di Kuala Lumpur sono oltre 180mila; i sacerdoti sono 55, i religiosi 154, mentre vi è un solo diacono permanente. 

 

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