10/12/2013, 00.00
MYANMAR – VATICANO – PIME
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Arcivescovo di Yangon: Isidoro Ngei, il nostro primo Beato, segno dell’amore del Papa per la Chiesa birmana

di Francis Khoo Thwe
Mons. Charles Bo testimonia la gioia della comunità cattolica birmana, che si appresta a celebrare i 500 anni di storia e confida nella visita di Papa Francesco. Il prelato aggiunge però che si tratta “di un primo passo”, di un lungo cammino e “molti altri ne restano”. Perché “abbiamo molti martiri in Myanmar, che meritano la santità”.

Yangon (AsiaNews) - "Siamo felicissimi nel sapere che il primo beato birmano è proprio Isidoro Ngei Ko Lat. Il Santo Padre è vicino al Myanmar e il primo Beato è segno dell'amore e dell'attenzione di Papa Francesco e della Santa Sede". È quanto afferma ad AsiaNews mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon,  dopo aver appreso della decisione del pontefice di dichiarare beati i Servi di Dio p. Mario Vergara, sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e Isidoro Ngei Ko Lat, laico e catechista, martirizzati a Shadaw (Myanmar) il 24 maggio 1950. Ieri papa Bergoglio ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il loro martirio. Per il prelato birmano si tratta dell'evento "di maggior rilievo di tutto quest'anno per noi".  

Ad avviare il processo diocesano per la causa fu nel 2003 mons. Sotero Phamo, vescovo di Loikaw e figlio di un catechista di padre Mario. L'attuale arcivescovo di Yangon è stato a lungo segretario generale dei vescovi e ha sostenuto il lavoro che ha portato la Chiesa locale a festeggiare il primo beato.

Raggiunto da AsiaNews, mons. Bo non ha nasconto la "grandissima gioia e felicità" della comunità cattolica, colta di sorpresa da un annuncio peraltro atteso a lungo. Un percorso iniziato nel maggio del 2008, quando la Conferenza episcopale scrisse una lettera a Benedetto XVI per "chiedere umilmente al Papa di autorizzare lo studio della causa". La beatificazione di p. Vergara e del suo catechista, scrivevano i vescovi, sarebbe stata fonte di "incoraggiamento" per l'intera comunità nel vivere "una fede più in conformità" con il Vangelo e a testimoniarla "in maniera coraggiosa ed eroica". Anche a costo di morire per odio alla fede e donare la propria vita "per il Vangelo".

"Si tratta del primo beato birmano - aggiunge l'arcivescovo di Yangon - ed è per questo che la Chiesa birmana tutta, ma in particolare la diocesi di Loikaw, esulta di gioia e celebra una tappa fondamentale del proprio cammino". "Si tratta di un primo passo - conclude mons. Bo - ma molti altri ancora ne dovremo compiere. Abbiamo molti altri martiri in Myanmar, che meritano la santità. E lavorerò con impegno, per promuoverne tanti altri in un prossimo futuro".

Il prelato ricorda infine la celebrazioni per la chiusura dell'Anno della Fede il 24 novembre scorso, cui ha fatto seguito la cerimonia per l'apertura di un altro anno giubilare: "I 500 anni di presenza della Chiesa cattolica in Myanmar - spiega - che si concluderanno con una solenne funzione il 23 novembre 2014, festa di Cristo Re". Mons. Bo aggiunge che le celebrazioni del triduo per i cinquecentenario dovrebbero svolgersi a Yangon, con la giornata finale "allo stadio nazionale di calcio. Abbiamo invitato in Myanmar anche il Santo Padre - racconta - e siamo sicuri al 70% della sua vista". "Per tutto l'anno - conclude - tutte le diocesi si prepareranno spiritualmente all'evento. [Vogliamo] raccontare a tutti i fedeli e al governo i 500 anni di storia della Chiesa birmana". 

 

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