21/11/2011, 00.00
INDIA
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Arrestato un pastore del Kashmir per aver battezzato sette musulmani

Il Gran muftì della valle ha accusato il rev. Chander Mani Khanna, della All Saints Church, sulla base di un video apparso su youtube. La polizia avrebbe picchiato i sette giovani per costringerli a denunciare il pastore di conversioni forzate. All’inizio di novembre il Gran muftì aveva convocato il rev. Khanna davanti a una corte della shari’a.
Srinagar (AsiaNews) – La polizia del Kashmir ha arrestato il pastore Chander Mani Khanna della All Saints Church, per le accuse mosse dal Gran muftì della valle, secondo il quale il reverendo avrebbe spinto alla conversione giovani musulmani in cambio di soldi. Il caso è scoppiato l’8 novembre scorso, quando Basheeruddin, il Gran muftì, aveva invitato il pastore in un tribunale della shari’a per spiegare le presunte conversioni.

Per sostenere le sue accuse, il Gran muftì ha mostrato un video apparso su Youtube (v. qui), che mostra il rev. Khanna battezzare sette ragazzi e ragazze musulmani. Il filmato è rimbalzato su altre piattaforme online, scatenando un’ondata di dichiarazioni contro il pastore.

“L’arresto del rev. Khanna – spiega Predhuman K Joseph Dhar, accademico che ha tradotto la Bibbia in kashmiri – è un serio attacco alla libertà religiosa. La situazione resta tesa e c’è grande preoccupazione che qualcuno possa attentare alla sua vita”. Dhar rivela che in una lettera del 17 novembre indirizzata al reverendo, il Gran muftì scriveva: “Avendo fallito in ciò che ti avevamo chiesto, saremo costretti a prendere provvedimenti in base alla shari’a”. Poco dopo, racconta, “la polizia ha arrestato sette persone: proprio quei giovani che nel filmato vengono battezzati dal rev. Khanna. Secondo testimoni, i ragazzi sono stati picchiati dagli agenti per ottenere una confessione contro il pastore”. La Federazione cristiana del Jammu ha chiesto al governo di “rilasciare il pastore, dal momento che amministrare il battesimo ad adulti consenzienti è una sua prerogativa”.

Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), afferma: “I diritti dei cristiani sono sacrificati sull’altare dell’espediente politico e della convenienza. I diritti delle minoranze valgono anche per i cristiani. L’attuazione del volere di un tribunale della shari’a contro i cristiani rappresenta la fine del dominio della legge e dell’uguaglianza tra i cittadini della repubblica indiana”.

Lo Stato del Kashmir non ha leggi anticonversione: infatti, la polizia ha arrestato il pastore in base agli art. 153A (persone che promuovono disarmonia, inimicizia o odio sulla base di religione, razza, residenza, lingua o casta) e 295A (persone che urtano i sentimenti religiosi di qualunque classe sociale, con atti deliberati e maliziosi). (NC)
 
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