29/09/2011, 00.00
CINA
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Arresti e condanne, anche illegali, in attesa del 1° ottobre

In occasione delle date “sensibili”, si moltiplicano a Pechino i cittadini che cercano giustizia tramite il metodo delle petizioni. Il governo reagisce con arresti, condanne e sparizioni illegali.
Pechino (AsiaNews/Chrd)) – In occasione del Primo ottobre, anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese, migliaia di persone si stanno riversando in queste ore a Pechino per presentare al governo centrale le proprie petizioni contro gli abusi da parte dei funzionari comunisti locali. In risposta, le autorità del Partito hanno ordinato l’ennesima campagna di repressione e arresti: diversi dimostranti sono stati condannati persino ai lavori forzati.

Secondo la Costituzione cinese, ogni cittadino ha il diritto di portare nella capitale un reclamo contro quelle che, a suo avviso, sono ingiustizie. La pratica è stata più volte lodata dai vertici del Paese, che la indicano come prova di democrazia interna; purtroppo alle parole non seguono i fatti. Ogni anno, infatti, la polizia intercetta chi cerca di consegnare il proprio documento e – dopo un periodo di detenzione – lo rimanda a casa. I casi sono migliaia ogni anno.

In occasione delle date “sensibili” – anniversari politici o riunioni del Partito o del governo – l’afflusso aumenta. Secondo il Chinese Human Rights Defender, le autorità hanno condannato Bai Zhongmei a due anni di “rieducazione tramite il lavoro” per essersi recata a Pechino a protestare contro la demolizione forzata della propria abitazione. Per arrestarla, i poliziotti l’hanno letteralmente rapita dalla stanza che aveva affittato in attesa di essere ricevuta.

Le autorità locali usano sempre più spesso anche le cosiddette “black jail”: si tratta di abitazioni private guardate a vista da uomini armati in cui vengono rinchiusi coloro che, fermati in maniera arbitraria, non possono essere portati davanti a un giudice. Sempre secondo il Chrd, le autorità hanno fermato il 23 settembre scorso Zhu Yongjian che, dalla provincia del Jiangsu, cercava di presentarsi al Procuratore supremo per ottenere giustizia. Di lui non si sa più nulla.
 
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