30/12/2015, 00.00
KAZAKHSTAN
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Astana, due anni di carcere a un cristiano convertito dall’islam: Fomenta l'odio religioso

Yklas Kabduakasov, 54enne padre di otto figli, è un fedele della Chiesa avventista del settimo giorno. A novembre in primo grado aveva subito una restrizione parziale della libertà per sette anni e la confisca di libri. In appello la prigionia, da scontare in un campo governativo. Per l’accusa aveva fomentato l’odio confessionale. Fonti cristiane: punito per essersi convertito.

Astana (AsiaNews) - Le autorità del Kazakhstan hanno condannato a due anni di prigione, da trascorrere in un campo di lavoro, un cristiano della Chiesa avventista del settimo giorno, incriminato con l’accusa (pretestuosa) di incitare all’odio fra religioni. Nel novembre scorso Yklas Kabduakasov, 54enne padre di otto figli, si era visto imporre una sorta di detenzione ai domiciliari per i prossimi sette anni; tuttavia, secondo il tribunale di Astana la pena era troppo lieve ed è stata commutata in carcere duro. 

Secondo quanto riferisce Forum 18 il prigioniero di coscienza cristiano, convertitosi in passato dall’islam, è stato incriminato per “aver fomentato” l’odio fra confessioni religiose durante alcuni incontri e discussioni con altre persone riguardo alla propria fede. Accuse che egli e i membri della sua chiesa - oggetto anch’essi di perquisizione - respingono con forza, giudicandole pretestuose e immotivate. 

Il verdetto di primo grado è del 9 novembre scorso, ma l’arresto risale al 14 agosto ed è il risultato di un anno di appostamenti e di spionaggio sulle attività e gli incontri dell’uomo. 

Fonti locali riferiscono che la polizia segreta kazaka (il National Security Committee, Knb) ha pedinato Kabduakasov e registrato le sue conversazioni, in particolare i discorsi in materia di fede. Il Knb avrebbe anche affittato un appartamento in cui l’uomo incontrava alcuni studenti universitari per discutere di temi legati alla regione. All’interno gli agenti avrebbero anche effettuato registrazioni audio e video di nascosto, per raccogliere le “prove” usate poi per condannarlo. 

Al termine del processo di primo grado, concluso con la sentenza a sette anni di libertà condizionata e il sequestro di almeno nove libri ispirati al cristianesimo, egli aveva opposto ricorso; lo stesso aveva fatto il pubblico ministero, che voleva una piena condanna dell’uomo. 

L’appello si è aperto il 22 dicembre ed è proseguito il 25, giorno di Natale, per poi concludersi con l’udienza finale del 28 dicembre e la condanna a due anni di carcere da scontare nei campi di prigionia del regime di Astana. 

Secondo quanto riferiscono - dietro anonimato - personalità cristiane kazake egli è stato oggetto di indagine e poi condannato dalla magistratura per aver abbandonato l’islam ed essersi convertito al cristianesimo. Inoltre, egli avrebbe poi condiviso e discusso il Vangelo con altri musulmani, facendo ipotizzare così il reato di proselitismo.

Kabduakasov rappresenterebbe dunque un monito per quanti volessero lasciare l’islam e convertirsi al cristianesimo. 

Le attività religiose non registrate e non regolamentate dallo Stato sono rigorosamente vietate in Kazakistan; proibita al contempo, secondo la legge approvata nel 2012 dal governo di Astana, la distribuzione di letteratura e materiale a sfondo confessionale che non abbia ricevuto la (previa) autorizzazione da parte della censura.

In base a questa norma, le autorità negli anni hanno compiuto una serie di raid punitivi ai danni di fedeli di confessioni religiose diverse, fra cui Testimoni di Geova, cristiani e Hare Krishna. 

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