09/03/2018, 09.06
INDONESIA
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Attaccata la cappella di S. Zaccaria, Arcivescovo di Palembang: ‘Indagini siano pubbliche’ (Foto)

di Mathias Hariyadi

Un gruppo di sei vandali si è introdotto nella chiesa, consacrata appena lo scorso 4 marzo, aprendo un foro sul muro. Distrutta una statua della Vergine, hanno accatastato alcune sedie per dar vita ad un incendio. I fedeli sono accorsi per spegnere le fiamme. Analisti politici considerano “un riscaldamento politico” questo tipo di incidenti, in previsione delle prossime elezioni.

Jakarta (AsiaNews) – “È necessario procedere con rapidità ad un'indagine a tutto campo e il risultato dovrebbe esser reso pubblico, affinché un simile fatto non accada di nuovo”. È quanto afferma mons. Aloysius Sudarso, arcivescovo di Palembang (provincia di South Sumatera), a poche ore di distanza dall’attacco vandalico alla cappella di San Zaccaria a Rantau Alai, frazione di Seberang Ulu, nel territorio della parrocchia di Santa Maria Regina del Rosario. “Quest’azione è molto strana. Niente del genere è mai accaduto nei decenni passati. Quali sono i motivi per distruggere questa cappella?”, prosegue il prelato, che invita i cattolici locali a non lasciarsi turbare dall’incidente avvenuto.

Poco dopo la mezzanotte di ieri, un gruppo composto da sei vandali si è introdotto nella chiesa, consacrata appena lo scorso 4 marzo da mons. Sudarso, aprendo un foro sul muro. Gli sconosciuti hanno poi distrutto una statua della Vergine e accatastato alcune sedie, per dar vita ad un incendio. Il trambusto ha svegliato dal sonno i fedeli che vivono nelle vicinanze. Essi sono accorsi per estinguere le fiamme, mentre i teppisti fuggivano dal luogo di culto.

Intervistato da AsiaNews, p. Frans de Sales, a capo della Commissione per la Comunicazione sociale della diocesi di Palembang, dichiara: “Seberang Ulu si trova a 50km dal centro di Palembang, capoluogo provinciale di South Sumatera”. “Raggiungere il villaggio richiede un viaggio in macchina di due-tre ore, se le strade sono in buone condizioni”, aggiunge p. Sigit Pranoto.

L’ultimo episodio di violenza ai danni della comunità cattolica indonesiana, sembra tuttavia avere modalità differenti rispetto agli ultimi casi di intolleranza, come l’attentato islamista dello scorso 11 febbraio alla chiesa di Santa Lidwina, a Kabupaten, distretto di Sleman (Yogyakarta). L’autore dell’attacco, il 23enne estremista Suliyono, aveva ferito a colpi di spada un anziano sacerdote tedesco, p. Karl-Edmund Prier, e altre tre persone, prima di esser fermato dalla polizia.

Da anni, i cristiani ed i cattolici d’Indonesia sono presi di mira dai gruppi islamisti, che osteggiano apertamente la costruzione di chiese o di case di preghiera, accusando le comunità di non essere in possesso dei requisiti per ottenere l’Izin Mendirikan Bangunan (il permesso di costruire). Ciò nonostante, nessun raduno o gesti di ostilità da parte degli estremisti ha avuto luogo prima che la cappella fosse costruita e consacrata.

Analisti politici considerano “un riscaldamento politico” questo tipo di incidenti, che prendono di mira i cristiani ed i religiosi delle più grandi e moderate organizzazioni musulmane della nazione, in vista delle prossime elezioni. Il 27 giugno di quest’anno si terranno le elezioni amministrative, per eleggere 17 governatori, 39 sindaci e 115 reggenti in tutto il Paese. Esse includono le elezioni governative per le quattro province più popolose dell'Indonesia: West Java, East Java, Central Java e North Sumatra.

La promozione di qualsiasi identità primordiale, comprese religione ed etnia, ad espediente politico degli estremisti ha diviso gli indonesiani in due schieramenti contrapposti. L'Indonesia, Paese islamico più popoloso al mondo, ha visto negli ultimi anni la sua reputazione per la tolleranza religiosa sottoposta a scrutinio, dal momento che i gruppi islamici radicali si fanno strada a forza nella vita pubblica e politica della giovane democrazia. Contro l’aumento degli episodi di violenza ed intolleranza politico-religiosa, in Indonesia si è diffuso un forte senso di pluralismo e dialogo tra le diverse comunità. Gli analisti lo chiamano “effetto Ahok”, dal soprannome dell’ex governatore cristiano di Jakarta Basuki Tjahaja Purnama, condannato per blasfemia in un processo condizionato da manovre politiche.

(Ha collaborato p. Frans de Sales scj)

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