27/04/2005, 00.00
COREA DEL SUD - VATICANO
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Attese e speranze della Corea nel nuovo Papa

di Pino Cazzaniga

Una Chiesa in crescita che spera di incontrare un uomo che conosce bene il dramma della divisione di un Paese. Anche dai media laici grande attenzione per Benedetto XVI.

Seoul (AsiaNews) - La grande partecipazione alla messa di ringraziamento per il nuovo pontefice Benedetto XVI celebrata il 25 aprile nella cattedrale di Seoul e l'interesse dimostrato dai media coreani per la sua elezione dimostrano l'attenzione e l'affetto con i quali la Chiesa coreana ha seguito l'elezione del Papa.

Alla messa di inizio del pontificato, quella stessa Chiesa coreana era simbolicamente presente in piazza San Pietro a Roma: all'ottantatreenne cardinale Stefano Kim è stato concesso l'onore di consegnare l'"anello del Pescatore" al nuovo successore di Pietro e a due giovani coniugi coreani con il loro figlioletto quello di salutare Benedetto XVI a nome di tutte le famiglie del mondo.

È difficile non vedere in queste scelte un segno di predilezione del nuovo Papa per la Chiesa e il popolo della Corea. Ne è convinto padre Stefano Han Young-man membro del direttivo della Conferenza episcopale. "Nell'ultimo libro di Giovanni Paolo II 'Alzatevi andiamo' - ricorda padre Han - la Chiesa di Corea viene indicata come la speranza dell'Asia". A ragione.

Nel 1978, anno dell'elezione a pontefice del cardinal Woityla nella Corea del sud i cattolici erano un milione e 160 mila; ora hanno superato i 4 milioni e mezzo! "Ci sono parecchi segni - continua il sacerdote coreano - che indicano che l'azione del nuovo pontefice continuerà quella del predecessore. Ma c'è di piu'. Forse piú di ogni altro papa, Benedetto capisce la sofferenza del popolo coreano per la tragedia della divisione, perchè anch'egli per decenni è vissuto in un Paese forzatamente diviso".

Son Byon-tuk, presidente del Consiglio dei laici, nel discorso tenuto in cattedrale ha espresso a nome di tutti il desiderio che il nuovo Papa faccia presto una visita alla Corea. Pure padre Stefano ritiene opportuna una visita a scadenza ravvicinata, ma per motivi pastorali. "La Chiesa qui – dice - sta passando un periodo di stasi pericolosa. Si è ben stabilita nelle strutture ed è anche impegnata. Ma il flusso delle conversioni è diminuito notevolmente e l'età dei fedeli sta alzandosi anche qui. È necessario ripensare la pastorale dei giovani. Ad essi il nuovo pontefice è particolarmente sensibile".

La stampa che già aveva ampiamente commentato il pontificato di Giovanni Paolo II in occasione dei funerali, non è stata meno impegnata nel presentare la figura di Benedetto XVI e il suo programma.  Anche qui in Corea si era diffusa l'immagine del cardinale Ratzinger come di un dottrinario intransigente. Sono stati proprio i giornali laici che, focalizzando l'attenzione su alcuni passi dei supi discorsi, hanno di molto ridimensionato se non eliminato, quel cliché'. "Il nuovo Papa - si legge nel quotidiano liberale Hangyore - mostra di non essere un inflessibile dottrinario. Si impegna a continuare il dialogo con le varie civiltà e la realizzazione delle riforme iniziata dai predecessori". Molto citato è il passo che si trova nel discorso ai cardinali dove  il Papa dice: "Mi rivolgo a ciascuno con semplicità e affetto e li assicuro che la Chiesa vuole continuare un dialogo aperto e sincero con essi in cerca del vero bene per l'umanità e la società". "Il nuovo Papa esorta l'umanità a ritornare a Dio, scrive l'editorialista del The  Korea Herald, e a trasformare il mondo facendo uscire gli uomini dai deserti della sofferenza e della povertà".

Quella sera dalla cima della collina di Myongdong, dove si erge la cattedrale, non era difficile individuare i deserti che fanno soffrire e mortificano l'uomo coreano: quello del consumismo rappresentato da centinaia di negozi, luoghi di divertimento e alberghi che che si estendono fino a poche decine di metri dalla chiesa e quello di una ideologia disumanizzante che toglie il desiderio di vivere a 22 milioni di fratelli nel nord.

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