08/09/2005, 00.00
PAKISTAN
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Attivista musulmano: legge sulla blasfemia vanifica il sogno di un Pakistan moderato

di Qaiser Felix
Munawar Ali Shahid commenta il recente arresto di due coniugi indù nella North Western Frontier Province accusati di aver dissacrato il Corano.

Lahore (AsiaNews) – Il sogno di un Pakistan moderato e progressista - come vorrebbe il presidente Musharraf – non diventerà mai realtà se continuano a rimanere in vigore leggi discriminatorie come quella sulla blasfemia. A parlare è un musulmano pakistano: l'attivista per i diritti umani e editorialista di Lahore, Munawar Ali Shahid. In un'intervista ad AsiaNews, l'attivista commenta l'ultimo caso di arresto per blasfemia avvenuto il 3 settembre scorso nel villaggio di Gandaf, a 150 km da Peshawar - capitale della North Western Frontier Province (Nwfp). Qui la polizia ha arrestato una coppia di indù, Chaman Lal e sua moglie Krishna, per presunta dissacrazione del Corano. Un uomo di nome Saeedullah dopo aver trovato una copia del libro sacro in un prato, ha riferito al Consiglio del villaggio che i suoi sospetti ricadevano sui coniugi induisti. Subito dopo numerosi abitanti di Gandaf hanno marciato verso la casa dei Lal, ma la famiglia era già andata via. I dimostranti portavano striscioni e intonavano slogan in cui chiedevano la consegna della coppia. La polizia ha arrestato i due e trasferito in una località segreta gli altri membri della famiglia per motivi di sicurezza. Per smorzare la tensione nel villaggio, le autorità hanno inviato la polizia di frontiera in aiuto delle forze dell'ordine locali.

La famiglia dei Lal vive a Gandaf da circa 120 anni; Chaman si era convertito all'islam 7 anni fa, ma sua moglie lo avrebbe poi convinto a ritornare all'induismo.

La legge sulla blasfemia corrisponde all'Articolo 295 b e c del Codice penale pakistano. Il primo riguarda le offese al Corano, punibili con l'ergastolo, mentre il secondo stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto.

"Se il governo centrale è interessato a fare del Pakistan un paese moderato e democratico – dichiara Shahid – deve abrogare tutte le leggi discriminatorie e sradicare i gruppi di estremisti religiosi il prima possibile". Per questo secondo l'attivista musulmano le autorità devono "affronatre in mod deciso l'episodio di Gandaf".

Secondo Shahid "casi come quello dei coniugi Lal e le posizione estremiste del governo della Nwfp - retta dalla coalizione islamica del Mutahida Majlis-i-Amal - sono sbagliati e controproducenti per l'immagine internazionale del Pakistan". "Nel paese tute le minoranze si sentono insicure – conclude l'attivista – finché rimangono in vigore leggi discriminatorie il sogno di un Pakistan moderato e progressista non si realizzerà".

Cecil Chaudhry, vicepresidente dell'Organizzazione cristiana per l'azione sociale in Pakistan (Cosap), ritiene "false" le accuse mosse contro i coniugi indù e denuncia l'abuso che nel paese si fa della legge sulla blasfemia. "Questa – spiega ad AsiaNews – è sempre più utilizzata per sistemare dispute personali". "Finché la legge non sarà completamente abrogata (e non emendata come ha fatto il governo l'anno scorso) – avverte la donna – continueranno a registrarsi abusi".

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