12/12/2019, 12.02
INDIA
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Attivisti contro la legge 'anti musulmana' sulla cittadinanza: Distrugge l’India

Proteste scoppiate in tutto il Paese, l’esercito schierato in Assam. Le organizzazioni islamiche sfidano la norma davanti alla Corte suprema. Disobbedienza civile da parte di funzionari dello Stato. Si rischia di “lacerare il Paese, come con la Partizione”.

New Delhi (AsiaNews) – La nuova legge sulla cittadinanza “distrugge lo spirito di tolleranza dell’India. È fondata su discriminazione, sottomissione e islamofobia. È l’attuazione della religione basata sulla divisione, al posto del moderno concetto di cittadinanza”. Lo afferma ad AsiaNews Lenin Raghuvanshi, direttore esecutivo del People’s Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr) di Varanasi. Egli condanna il Citizenship Amendment Bill (Cab), approvato ieri dalla Camera alta del Parlamento (Rajya Sabha) e tre giorni fa dalla Camera bassa (Lok Sabha).

La legge, voluta dal governo nazionalista indù di Narendra Modi, ha spaccato il Paese e provocato violente manifestazioni. Oggi le autorità hanno dispiegato migliaia di agenti in Assam per contrastare le manifestazioni scoppiate a Guwahati. Da ieri la popolazione era scesa per le strade, bruciando striscioni, bandiere e il testo della legge. Secondo le intenzioni di Delhi, l’India diventerà “rifugio” di tutte le minoranze perseguitate in tre Paesi confinanti – Afghanistan, Bangladesh e Pakistan – tranne che i musulmani. Il Cab modifica la normativa sulla cittadinanza risalente al 1955 in modo da includere nel novero della popolazione anche indù, buddisti, giainisti, cristiani, sikh e parsi ‘vittime’ in quegli Stati.

Per i difensori dei diritti umani, la norma è illegale e discriminatoria verso i musulmani, che in India sono quasi 200 milioni. Intanto funzionari dello Stato attuano forme di disobbedienza civile e le organizzazioni islamiche sfidano la norma davanti alla Corte suprema. Per AC Michael, coordinatore nazionale di United Christian Forum ed ex membro della Delhi Minorities Commission, “è palese che la legge voglia colpire i fedeli dell’islam. Ogni persona di buon senso dovrebbe opporsi a tali menti malate. Sono contro le divisioni su base religiosa”. Secondo Ram Puniyani, presidente del Center for Study of Society and Secularism di Mumbai, la legge “mantiene i musulmani lontano dalla prospettiva di cittadinanza. La Costituzione invece si basa sull’uguaglianza dei fedeli di ogni religione”.

Il Cab potrebbe dare il via a nuove forme di esclusione. Shibu Thomas, fondatore di Persecution Relief, network che difende i cristiani in India, sottolinea: “Il criterio religioso della legge è pericoloso. L’India è già in ebollizione e le temperature si alzano su prospettive settarie. La norma è considerata una strategia ancora più intensa per polarizzare l’India. Il tessuto democratico è lacerato da tutti i lati”.

Per p. Cedric Prakash, attivista gesuita, la norma è “un altro chiodo nella bara della Costituzione e della nostra democrazia”. Insieme al Registro nazionale approvato in Assam, “è una spudorata negazione dei diritti umani del cittadino. Se da una parte, essa assicura la cittadinanza a persone prive di documenti, tranne i musulmani, dall’altra rischia di squarciare il Paese e riaprire le ferite della Partizione [tra India e Pakistan]”. Anche i cristiani, aggiunge il sacerdote, “sono colpiti da questa legge a causa dei tumulti nel nord-est e in altre zone del Paese. Ieri massicce proteste sono scoppiate in varie città e l’esercito è stato mandato nel Tripura per contenere centinaia di migliaia di manifestanti. Siamo sull’orlo di sofferenze umane di dimensioni catastrofiche. Sarà ancora peggio se il governo dovesse mantenere la promessa di stilare un registro nazionale per tutti i cittadini entro il 2024”. (A.C.F.)

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