01/03/2010, 00.00
NEPAL
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Attivisti nepalesi contro governo e partiti: non tutelano i diritti umani

di Kalpit Parajuli
L’ Informal Sector Service Centre accusa l’esecutivo di non punire i colpevoli e i partiti di proteggere i criminali. Nel rapporto Human Rights Yearbook 2010 documentano 2946 casi di violazioni accertate. Premier nepalese: accuse infondate, non si tiene conto degli sforzi del governo.
Kathmandu (AsiaNews) – La situazione dei diritti umani in Nepal è in continuo deterioramento. È quanto emerge da uno studio di Informal Sector Service Centre (Insec), un’organizzazione nepalese, che accusa il governo di “non punire i colpevoli” e i partiti di “proteggere i criminali”. Secondo il premier Madhav Kumar Nepal, invece, il rapporto non tiene in debito conto i progressi compiuti dal Paese nella promozione dei diritti umani
 
Pubblicato il 26 febbraio scorso, Human Rights Yearbook 2010 documenta 2946 casi di violazioni ai diritti umani. Esso denuncia l’incapacità dell’esecutivo di applicare leggi e regolamenti e la tendenza a fornire protezione politica ai criminali. Secondo gli attivisti bande armate non identificate sono responsabili di stupri, sequestri e omicidi avvenuti nella regione di Terai, ai piedi della catena montuosa Himalayana.
 
Il rapporto punta anche il dito contro alcuni schieramenti politici del Paese, fra i quali: lo United Communist Party of Nepal-Maoist (UCPN-Maoist), il Communist Party of Nepal-United Marxist and Leninist (CPN-UML) – principale partito di governo –, il Nepali Congress (NC), altro partito di governo, il Madheshi Janadhikar Forum (MJF) e il Tarai Madhes Lokatantrik Party (TMLP). Essi sono accusati di aver favorito e coperto episodi di violenze e violazioni dei diritti umani, perpetrati dai movimenti giovanili affiliati.
 
Secca la risposta del premier nepalese Madhav Kumar Nepal, che biasima gli attivisti di aver guardato solo agli aspetti negativi, senza sottolineare gli sforzi compiuti dall’esecutivo. Egli, a titolo di esempio, cita il caso dell’attentato alla cattedrale cattolica dell’Assunzione, a Lalitpur, che il 23 maggio scorso ha causato tre vittime fra i fedeli e traumatizzato le minoranze religiose. I colpevoli sono stati catturati, sottolinea il Primo Ministro, ed è “disdicevole che nessuno degli attivisti apprezzi il lavoro del governo per mettere fine all’impunità”.
 
Il Nepal deve ancora approvare lo Statuto di Roma del Tribunale Penale Internazionale (Icc), ratificato nel 2006, ma ancora pendente. Esso assoggetterebbe quattro reati penali nel contesto del diritto internazionale, tra cui i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra, genocidio e aggressione.
 
I leader Ue auspicano l’entrata in vigore entro il maggio prossimo. La sua applicazione, infatti, potrebbe costituire un precedente nella regione, mentre India e Cina devono ancora iniziare il processo di ratifica.
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