14/07/2009, 00.00
CINA
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Aumentano senza tregua le cause di lavoro in Cina, tribunali ingolfati

Un aumento di oltre il 30% nel 2009, i lavoratori sono lasciati senza tutela dai sindacati di Stato. Pechino si preoccupa piuttosto di “chiedere” gli avvocati di non assistere chi ha dimostrato a Urumqi. Da tempo sono perseguitati i legali di clienti di rilievo “politico”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le cause dei lavoratori per salari arretrati e liquidazioni sono aumentate del 30% in Cina nel primo semestre 2009, secondo la Corte suprema del popolo. Ma Pechino non appare preoccupata per questa diffusa inadempienza delle imprese, quanto piuttosto di proibire ai legali di difendere chi protesta in piazza.

Il contenzioso per i salari è aumentato addirittura di oltre il 150% nello Zhejiang rispetto al primo semestre 2008, del 42,6% nel Guangdong e del 50% nello Jiangsu, che sono le zone più industrializzate, dove decine di migliaia di impianti hanno chiuso a causa della crisi finanziaria globale e del crollo delle esportazioni cinesi. Nel 2008 le cause di lavoro erano già aumentate del 93,9% rispetto al 2007, arrivando a 280mila.

Peraltro esperti ritengono il dato molto sottostimato, dato che i tribunali sono già sovraccarichi e non indicano subito le molte nuove cause che arrivano e anche considerato che i lavoratori spesso preferiscono fare scioperi pacifici, invece che citare in giudizio le imprese, assistite da avvocati bravi e costosi.

La Corte suprema consiglia ai lavoratori di rivolgersi piuttosto a un arbitro, per ottenere una rapida sentenza.

C’è anche polemica sulle organizzazioni sindacali ufficiali, controllate dal Partito comunista cinese, accusate di non proteggere i lavoratori, lasciati soli a tutelare i diritti fondamentali.

Invece Pechino si preoccupa di “chiedere” agli avvocati di non assistere chi ha partecipato a proteste di piazza. L’Ufficio per gli affari legali, in una dichiarazione posta la settimana scorsa sul proprio sito internet, ha consigliato agli avvocati la massima cautela nell’assumere la difesa dei dimostranti di Urumqi, che accusa di avere agito “per distruggere l’unità etnica, incitare al conflitto etnico e sconvolgere una situazione sociale pacifica e di unità”.

Ai legali officiati è indicato di comunicare subito le richieste di patrocinio alle autorità legali locali e alle Associazioni degli avvocati, entrambi controllati dal Pcc, e di accettarne poi la supervisione e le indicazioni. Inoltre a loro viene proibito fare commenti ai media o su internet riguardo alla causa.

L’avvocato Li Fangping, più volte sotto il mirino della autorità per avere difeso clienti di rilievo politico, dice al South China Morning Post che “questo è un chiaro abuso della professione legale” perché i legali devono difendere i clienti secondo il loro giudizio, senza imposizioni esterne.

Negli ultimi mesi molti avvocati impegnati in casi di rilievo politico sono stati arrestati, o pestati da ignoti e le autorità di Pechino hanno minacciato loro la radiazione dall’albo professionale. Tra questi ci sono legali che difendono i tibetani, o i genitori del neonato morto per lo scandalo del latte alla melamina.

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