26/08/2015, 00.00
MYANMAR
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Aung San Suu Kyi sul voto di novembre: con elezioni “libere e giuste” vincerà l’opposizione

La leader della Lega nazionale per la democrazia non nasconde preoccupazioni per possibili brogli o irregolarità. E assicura che la Nld è in grado di formare un governo migliore di quello attuale. Il pericolo della religione usata “per scopi politici”. Scarsa o nessuna fiducia dei cittadini verso polizia, magistratura e Commissione elettorale.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Se le elezioni saranno “libere e giuste”, il partito di opposizione Lega nazionale per la democrazia (Nld) potrà aggiudicarsi la maggioranza. È quanto ha affermato la leader e segretario generale Aung San Suu Kyi, secondo cui il partito potrà vincere le elezioni in programma il prossimo 8 novembre. Sempre che, aggiunge, siano regolari e non accadano brogli o pressioni indebite; anche perché il cammino di riforme e di democratizzazione negli ultimi tempi è fonte di “preoccupazione”. 

Interpellata dall'Afp a poco più di due mesi dalle elezioni, la Nobel per la pace - che non può concorrere alla carica di presidente per una norma contra personam che la esclude dalla corsa - è convinta che la Nld potrà conquistare un’ampia maggioranza in Parlamento. Si tratta della prima partecipazione per il partito di opposizione, che ha vinto le elezioni del 1990 (mai riconosciute dalla dittatura militare) e ha boicottato il voto del 2011. 

“Guardando all’attuale esecutivo” ha dichiarato la 70enne Aung San Suu Kyi, “posso assicurare che siamo in grado di formare un governo migliore”. Tuttavia la “Signora”, che ha trascorso 15 degli ultimi 25 anni agli arresti domiciliari per mano della dittatura militare al potere sino al 2010, non nasconde le “grandi preoccupazioni” per possibili brogli e irregolarità. 

Particolare preoccupazione da parte della Nobel per la pace viene espressa per il possibile “uso della religione per scopi politici”, in un periodo in cui il Myanmar è segnato da scontri confessionali e cresce l’influenza dei movimenti buddisti radicali. 

Timori e dubbi sulle elezioni e sulla reale situazione del Paese emergono anche da una recente inchiesta congiunta della Facoltà di Scienze politiche di Yangon e di Asia Barometer, gruppo con base a Taiwan. L’indagine contava oltre 200 domande ed è stata effettuata in 36 città, comprese le aree in cui vivono le minoranze etniche. 

I cittadini nutrono poca o nessuna fiducia in alcune delle più importanti istituzioni del Paese, fra cui la polizia (23% i giudizi positivi, i giudici (26%) e la Commissione elettorale (30%). Se raffrontanti alle nazioni della regione, i dati mostrano che la popolazione birmana è quella che nutre meno fiducia nella polizia e nella magistratura. Un cittadino su tre crede nei militari e nel ruolo svolto nel Paese.

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