10/11/2015, 00.00
MYANMAR
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Aung San Suu Kyi: in Myanmar “i tempi sono cambiati”, pronta a guidare il Paese

di Francis Khoo Thwe
La leader dell’opposizione parla di tornata elettorale “non equa” ma in gran parte “libera”. Polemiche sulla Commissione elettorale per la lentezza nello spoglio delle schede, restano alti i timori di brogli. Attivista cattolica Kachin auspica la pace per le minoranze etniche. Per le vie di Yangon si celebra un successo, nella speranza che porti anche maggiore libertà religiosa.

Yangon (AsiaNews) - La Lega nazionale per la democrazia (Nld) ha conquistato la maggioranza dei seggi parlamentari nelle elezioni generali dell’8 novembre scorso, segno che “i tempi sono cambiati, la gente è cambiata”. Abbandonata la cautela delle prime ore dopo il voto, la leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi rompe il silenzio e in un’intervista alla Bbc parla di tornata elettorale “non equa”, ma “in gran parte libera” con “aree” in cui vi sono stati episodi di “intimidazione”. E anche se una norma contra personam le preclude la carica di presidente, questo “non mi fermerà dal prendere tutte le decisioni necessarie quale leader del partito vincitore”, che dovrebbe assicurarsi più di 250 seggi (sui 330) non riservati ai militari alla Camera. 

Già da ieri la conta dei risultati indica un successo “schiacciante” per i democratici, anche se ci vorranno ancora diversi giorni prima di conoscere i risultati ufficiali. Un quarto dei 664 seggi parlamentari (fra camera Alta e Bassa) sono riservati ai militari. Per ottenere l’incarico di guidare il governo la Nld deve assicurarsi i due terzi dell’Assemblea; dai primi risultati sembrerebbe che il partito si attesta attorno al 75%.

Artefice del successo alle urne la Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che ha trascorso 15 anni agli arresti domiciliari per i diritti e le libertà in Myanmar. Da simbolo e volto internazionale di un fragile movimento democratico, oggi la “Signora” è diventata la leader di ferro di un governo in pectore. 

Finora la Commissione elettorale - oggetto di critiche per la lentezza nelle procedure di spoglio - ha assegnato alla Nld 78 degli 88 seggi scrutinati alla Camera bassa, mentre emergono i primi campanelli d’allarme per possibili brogli e manipolazioni. Win Htein, portavoce della Nld, accusa i vertici della Commissione di “ritardare di proposito” la pubblicazione dei risultati e non esclude “giochi dietro le quinte” per alterare l’esito del voto. Un intervento duro, rispetto al clima di generale consenso che ruota attorno alle elezioni. 

Al riguardo gli osservatori internazionali concordano nel definire il voto nella ex Birmania “non del tutto equo”, perché ai militari sono riservati per legge il 25% dei seggi e controllano tre ministeri chiave con un proprio esponente: Interni, Difesa e Sicurezza dei confini. Inoltre, avvertono gli esperti, un voto davvero libero e inclusivo avrebbe dovuto prevedere una riforma del panorama giuridico dello Stato e coinvolgere anche la minoranza musulmana - e in particolare i Rohingya - esclusi invece dal voto dell’8 novembre. 

La stessa Aung San Suu Kyi non è stata esente da critiche per non aver presentato nelle liste del partito almeno un candidato di religione musulmana. Tuttavia, la “Signora” ha precisato che un esecutivo a guida Nld si farà carico di proteggere i musulmani, mentre quanti hanno soffiato sul fuoco dell’estremismo confessionale andranno perseguiti come prevede la legge. “Non è facile cancellare l’odio - ha aggiunto - ma sono fiduciosa e convinta che la maggior parte della gente vuole la pace”. 

Analisti ed esperti internazionali di politica birmana prospettano per il Paese un futuro prossimo di “incertezza” e di possibile instabilità, per lo scontro frontale che si profila fra i generali dell’esercito e Aung San Suu Kyi. In queste ore nelle vie e nelle piazze prevale però l’ottimismo e il desiderio di celebrare una vittoria elettorale dopo decenni di dittatura militare e un governo pseudo-civile negli ultimi quattro, comunque emanazione della giunta. Per le vie di Yangon migliaia di persone festeggiano da tre giorni il risultato elettorale; tuttavia, spiegano fonti di AsiaNews, non mancano casi di scatole contenenti voti anticipati (sui quali vi sono dubbi sull’effettiva regolarità) giunti all’ultimo minuto ai seggi e che rischiano di alterarne il risultato. 

L’attivista cattolica Kachin Khon Ja Labang, già membro del movimento Kachin Peace Network, si congratula con la Nld e Aung San Suu Kyi per la vittoria, ma non nasconde dubbi e timori “sulle loro effettive capacità di governo”. Da esponente di una delle tante minoranze etniche (135) che compongono il Paese, non nasconde però alcuni timori legati a questioni irrisolte: che tipo di leadership imporrà la “Signora”; se vi sarà un legame effettivo “fra democrazia e pace” in un territorio dove ancora oggi si combatte e in cui molti cittadini non hanno potuto votare; sarà resa “giustizia” alle minoranze etniche; quale prospettive di autonomia vi saranno, se resta comunque il principio di un governo centrale forte. 

Una fonte ecclesiastica di Yangon, dietro anonimato, conclude: “Ora si fa più concreta la speranza di un governo laico e civile, più forte, fatto da democratici, in grado di assicurare maggiore libertà religiosa al Paese”. Finora in Myanmar vi era “libertà di culto, ma restava comunque preclusa o fortemente limitata la possibilità di dar vita a istituzioni religiose, scuole, ospedali che richiedevano molti anni e diversi permessi”. 

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