26/05/2009, 00.00
MYANMAR
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Aung San Suu Kyi: la giunta militare revoca i domiciliari, ma resta in carcere

La dittatura rimuove il provvedimento restrittivo, ma la leader dell’opposizione rimane in prigione perché sotto processo. Oggi la “Signora” ha testimoniato per la prima volta in aula, dichiarandosi innocente. Per la seconda volta giornalisti e diplomatici hanno potuto assistere all’udienza.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – La giunta militare birmana ha rimosso il provvedimento dei domiciliari a carico di Aung San Suu Kyi. La leader dell’opposizione resterà però in carcere perché sotto processo per aver violato i termini del regime restrittivo, accusata di aver ospitato nella sua abitazione un cittadino americano. Oggi la donna ha potuto, per la prima volta dall’inizio del processo, prendere la parola in aula davanti alla Corte, dichiarandosi innocente.
 
Dopo sei anni trascorsi agli arresti domiciliari, domani 27 maggio la Nobel per la pace avrebbe dovuto tornare in libertà. Oggi la giunta militare ha deciso, con un giorno di anticipo, di far decadere il provvedimento restrittivo a suo carico. Nyan Win, uno degli avvocati di Aung San Suu Kyi, non sa se “essere felice o meno” per la decisione, alla luce anche del processo in corso. La leader della Lega nazionale per la democrazia, che ha trascorso 13 degli ultimi 19 anni agli arresti, rimane in carcere e sono molte le probabilità che venga condannata, nonostante la pressione esercitata dalla comunità internazionale sulla dittatura militare birmana.
 
Questa mattina Aung San Suu Kyi ha potuto parlare per la prima volta davanti ai giudici, in un processo a porte aperte al quale è stato consentito l’accesso anche a un gruppo di giornalisti stranieri e diplomatici. “Non ho infranto la legge” ha dichiarato la “Signora”, spiegando di aver concesso ospitalità temporanea a John Yettaw – la cui intrusione è alla base del suo arresto – per motivi umanitari. La leader dell’opposizione ha proseguito dicendo di non sapere se l’uomo ha lasciato in maniera “deliberata” del materiale nella sua abitazione e che egli ha cercato di fuggire il 5 maggio fra le 11.45 e mezzanotte ora locale, prima di essere arrestato nelle acque del lago Inya.
 
Aung San Suu Kyi ha infine aggiunto di non aver visto nessuna delle guardie che circondano la sua casa, in University Road a Yangon, né il giorno dell’ingresso né quello della fuga tentata dal cittadino americano. La “Signora” ha sottolineato di non sapere che Yettaw ha scattato delle fotografie.
 
Se riconosciuta colpevole, la leader dell’opposizione rischia fino a cinque anni di galera. Un provvedimento che le impedirebbe di concorrere alle elezioni politiche del 2010, decise dalla giunta militare in Myanmar.
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