19/04/2019, 09.53
IRAQ
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Baghdad, il Parlamento mette al bando giochi online per ragazzi: troppo violenti

I deputati hanno votato contro Fortnite e PlayerUnknown’s Battlegrounds. Esercitano una influenza “negativa” sui giovani e non hanno un valore educativo. Immediata la rivolta di giovani e internauti. Fra i sostenitori della controversa legge il leader radicale sciita al-Sadr: creano dipendenza.

Baghdad (AsiaNews) - Il Parlamento irakeno ha votato una norma per mettere al bando alcuni popolari videogiochi in rete, fra i quali i celebri Fortnite e PlayerUnknown’s Battlegrounds (meglio noto con l’acronimo Pubg). Fra le ragioni che hanno spinto i deputati a vietare i due videogame vi sarebbe soprattutto l’influenza “negativa” che essi hanno sui giovani, in una nazione piagata a lungo - e ancora oggi - da guerre sanguinose e violenze jihadiste. 

L’Iraq ha tenuto le prime elezioni generali nel 2018, dopo anni di forti tensioni etniche, religiose e confessionali. In precedenza, dal 2014 agli inizi del 2017 le milizie dello Stato islamico (SI, ex Isis) hanno controllato parte del Paese, soprattutto nel nord dove hanno eletto Mosul a roccaforte e capitale del cosiddetto “califfato”.

L’offensiva lanciata dalla coalizione arabo-curda, sostenuta dai raid aerei degli Stati Uniti, ha permesso di cacciare il gruppo jihadista, oggi dichiarato sconfitto almeno sul piano militare. 

I parlamentari, che hanno prestato giuramento nel settembre scorso dopo mesi di controversie e reclami relativi all’esito del voto, con operazioni ripetute di conteggio, hanno approvato una risoluzione che obbliga il governo a mettere al bando alcuni prodotti online. Nel mirino dei legislatori i giochi in rete di natura violenta e quelli che prevedono transazioni finanziarie. 

Nella risoluzione i deputati sottolineano che la messa al bando è giustificata “dagli effetti negativi alla salute, alla cultura e alla sicurezza della società irakena causati da giochi elettronici”. Essi, recita la nota, sono fonte di “minacce morali e sociali ai bambini e ai giovani”. 

Il provvedimento votato dal Parlamento ha subito scatenato la rivolta degli internauti, in particolare i giovani che sono il bacino di utenza privilegiato dei videogiochi. In queste ore centinaia di utenti sui social hanno criticato con forza la norma, invitando la classe dirigente del Paese a occuparsi di problemi più urgenti: corruzione rampante, mancanza di servizi di base come acqua potabile e corrente, disoccupazione giovanile alle stelle. 

Quella contro i giochi “violenti” in rete è una delle poche norme che la Camera è riuscita ad approvare, insieme alla legge sul bilancio federale 2019 a gennaio, dal momento della sua entrata in funzione. Nel mirino la produzione della casa sud-coreana Bluehole Inc PlayerUnknown’s Battlegrounds, una vera e propria battaglia per la sopravvivenza che vede protagonisti un gruppo di giocatori catapultati su un’isola selvaggia e impegnati a eliminarsi l’uno con l’altro. 

Fortnite è opera della Epic Games, società con base nella Carolina del Nord (Stati Uniti), che in questi anni ha saputo attirare la l’interesse di decine di milioni di utilizzatori in tutto il mondo. 

La messa online risale al 2017 e oggi sono considerati un prodotto dal successo globale. 

Nei giorni scorsi il leader radicale sciita Moqtada al-Sadr, la cui coalizione è uscita vincitrice dal voto del maggio scorso, ha esortato i giovani irakeni a rifuggire dai giochi online violenti, perché creano dipendenza. In passato egli si è appellato a più riprese al governo perché mettesse al bando i videogame al centro della controversia. “Cosa guadagnerai - ha scritto in un messaggio - ad uccidere una o due persone a Pubg? Non è un gioco di intelligenza o militare, che ti insegna il modo giusto di combattere”.

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