10/05/2005, 00.00
BAHRAIN
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Bahrain, crescono discriminazione e tensioni fra sunniti e sciiti

Manama (AsiaNews/Agenzie) – Cresce in Bahrain la discriminazione etnica e religiosa. Lo denuncia un recente rapporto della Ong International crisis group, che evidenzia come la comunità sciita – circa il 70% della popolazione – venga discriminata nella vita politica e sociale. Secondo i dati raccolti dall’organizzazione è aumentato il contrasto tra sunniti e sciiti, il dissidio tra governo e opposizione, l’aumento della disoccupazione e il tasso di povertà.

Nel 2001 lo sceicco Hamad bin Isa al-Khalifa iniziò un programma di riforma liberale di questa isola, che conta circa 700.000 abitanti. Secondo il rapporto sono stati trascurati 2 problemi decisivi: non è stata toccata la struttura sociale né il tasso di discriminazione socio-religioso: la comunità sciita si ritiene infatti sempre più emarginata dalla vita politica e discriminata in quella sociale.

Il rapporto evidenzia come i distretti elettorali per il parlamento siano disegnati in modo da assicurare una maggioranza ai sunniti, anche se rappresentano la minoranza della popolazione; che arabi sunniti di altri Stati sono stati naturalizzati come cittadini e reclutati nell’esercito e nella polizia (circa 60.000 persone); che nell’impiego pubblico si trovano soprattutto sunniti, specie nei settori della difesa e dell’interno; che gli sciiti vengano accusati di avere rapporti con gli sciiti di Iran e Iraq.

Agli sciiti è proibito vivere in un’ampia zona residenziale, chiamata “Riffa”, riservata in parte alla famiglia reale e per il resto ai soli sunniti: la zona si trova a pochi minuti da Sitra, una delle più povere comunità sciite.

Negli ultimi mesi sono aumentate le proteste pubbliche e le manifestazioni di piazza: il 25 marzo scorso il principale partito sciita, Jama ‘iyyat al-Wifaq al-Watani al-Islamiyya, ha sfidato il divieto del governo e ha guidato decine di migliaia di persone in una manifestazione a Sitra per chiedere riforme costituzionali.

In questa situazione, osserva ancora il rapporto, il governo reagisce “in modo sempre più aggressivo”, “con ricorso ad azioni di polizia e misure autoritarie per mantenere l’ordine”. (PB)

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