13/06/2012, 00.00
PAKISTAN
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Bambini in Pakistan: divisi fra scuola e lavoro, nell’indifferenza dei politici

di Joseph Laldin
AsiaNews racconta la storia di due fratellini musulmani: di giorno in classe, fra i libri; dal pomeriggio a sera per strada, a vedere giocattoli e piccoli oggetti. Critiche al governo e alla classe politica, che “non sono interessati” al benessere dei bambini di strada. Nonostante le difficoltà, desiderano studiare e costruire un futuro migliore.

Lahore (AsiaNews) - Con la classe politica attuale "non possiamo nutrire alcuna speranza" per un futuro migliore; per questo "ci arrangiamo. I leader [di governo e delle istituzioni] non sono interessati al benessere dei bambini di strada". È quanto raccontano ad AsiaNews Muzafar Hussain e suo fratello Qaiser Mehmood, due fratelli musulmani di 14 e 12 anni, che nonostante le difficoltà e le rinunce di ogni giorno, non hanno smesso di sperare in un futuro migliore. Entrambi la mattina vanno a scuola poi, invece di dedicarsi ai compiti o al gioco, si "armano" di piccoli oggetti elettronici e giocattoli che vendono agli angoli delle vie e nelle piazze. "Perché nostro padre - aggiungono all'unisono - non riesce a sostenere da solo le spese della famiglia. Per questo dobbiamo sacrificare il tempo libero, per aiutare economicamente i nostri genitori". Una routine quotidiana fatta di sacrificio, di lavoro, di dedizione che si è ripetuta anche ieri, mentre la società "civile" celebrava la Giornata mondiale contro il lavoro minorile.

Tema della decima edizione della giornata promossa dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), lo sfruttamento della manodopera minorile nel settore agricolo, dove circa il 70% degli occupanti nel mondo ha meno di 18 anni. Secondo l'associazione pakistana Sparc, impegnata nella tutela dei diritti dei bambini, nel Paese è prassi comune utilizzare il lavoro minorile in diversi settori, "dall'impiego leggero alle mansioni più pesanti e pericolose"; stime recenti, aggiungono gli attivisti, mostrano che "fra gli 11 e i 12 milioni di bambini, la metà dei quali al di sotto dei 10 anni, sono sfruttati per lavoro" in tutto il Pakistan.

Hussain e Mehmood la mattina frequentano le classi nona e sesta in un istituto governativo di Lahore; messi da parte i libri, nel pomeriggio e fino alle 9 di sera si dedicano alla vendita in strada di giocattoli, palloncini e altri piccoli oggetti elettronici. A chi chiede loro cosa ne pensino della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, rispondono: "Non sappiamo nemmeno cosa sia", aggiungendo di impegnarsi "perché i nostri fratelli più piccoli possano ricevere un'educazione normale".

Mehmood, il più giovane dei due, non nasconde il desiderio di "giocare con i miei coetanei la sera", ma "non posso farlo perché mia madre ripete: 'abbiamo bisogno di soldi'". Il 12enne non ha "domande particolari" da formulare al governo o ai rappresentati delle istituzioni, ma spera ancora di poter "viaggiare in macchina, studiare in una scuola normale e trascorrere del tempo con gli amici". E, in futuro, si augura di poter diventare ingegnere e superare le difficoltà. Gli fa eco il 14enne Hussain, che vaga per la strada con un libro in una mano e gli oggetti da vendere nell'altra. "Alle volte le persone - racconta - mi fanno perdere la fiducia. Non mi lasciano nemmeno avvicinare alle loro auto, o ai loro bambini". Egli non nasconde di essere "ferito" da quello che definisce "odio" o disprezzo provato nei suoi confronti perché "povero e lavoratore"; e dice di provare "imbarazzo", a volte, quando qualche compagno di classe lo vede mentre lavora.

All'improvviso arriva a bordo della propria bicicletta Shair Muhammad, il padre dei due fratellini, un piccolo commerciante di giocattoli, che tiene a bordo del piccolo veicolo a due ruote. "Cerco di educare i miei figli come meglio posso - racconta l'uomo ad AsiaNews - vorrei poter fornire loro la migliore istruzione, ma sono costretti al duro lavoro". Egli si dice orgoglioso dei due figli, per il loro contributo economico; tuttavia, non risparmia critiche all'esecutivo, per i "progressi insoddisfacenti e le misere politiche" a tutela dell'infanzia. "È colpa - conclude Shair Muhammad - del malgoverno e di una iniqua distribuzione delle risorse nella società".

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