19/02/2015, 00.00
THAILANDIA
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Bangkok, nuovi guai giudiziari per l’ex premier Yingluck Shinawatra

Il pubblico ministero ha aperto un fascicolo per “negligenza” legato al controverso schema di sussidi per la produzione di riso. Per l’accusa è costato miliardi di dollari alle casse dello Stato. L’ex premier respinge ogni addebito. Se riconosciuta colpevole, rischia fino a 10 anni di galera.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - Questa mattina il procuratore generale thai ha incriminato in via ufficiale la ex Primo Ministro Yingluck Shinawatra; se riconosciuta colpevole potrebbe essere condannata fino a 10 anni di prigione. Prima donna alla guida di un governo nel Paese asiatico, Yingluck - sorella dell'ex premier e multimiliardario Thaksin, in esilio per sfuggire a una condanna di due anni per corruzione - è accusata di "negligenza" per il suo ruolo nello schema di sussidi per la produzione di riso. Secondo gli accusatori il controverso programma, mirato alla compravendita di voti, sarebbe costato miliardi di dollari alle casse dello Stato; l'ex Primo Ministro respinge con forza ogni accusa. 

La Corte suprema dovrà decidere entro il 19 marzo se rinviare a giudizio e processare la donna, deposta dall'incarico nel maggio scorso in seguito a un colpo di Stato dei militari. Una prova di forza dell'esercito, che ha messo fine a mesi di proteste di piazza di movimenti vicini all'establishment e all'élite urbana: questi chiedevano le dimissioni di un esecutivo giudicato "populista e incapace". 

Il pubblico ministero ha depositato oltre 20 casse contenenti documenti legati alla vicenda giudiziaria; le nuove accuse rappresentano solo l'ultimo atto di una lotta decennale fra il clan Thaksin e l'establishment militare, fedele alla monarchia. 

Analisti ed esperti di politica thai sottolineano che questa decisione potrebbe alimentare ancor più divisioni e fratture in un Paese da tempo attraversato da una gravissima crisi politica; il timore è che possano riprendere le proteste di piazza che, in passato, più di una volta sono sfociate in episodi di violenza e guerriglia urbana, con decine di morti e feriti. I sostenitori di Yingluck, le "camicie rosse", parlano di un piano in atto da tempo per eliminare la famiglia Shinawatra e il suo partito dalla vita politica - ed economica - della Thailandia. 

Dal 2005 la nazione è teatro di profondi scontri fra "camicie rosse" - vicine agli Shinawatra, popolari nelle campagne e nella fascia debole della popolazione - e "camicie gialle", rappresentanti dei democratici, sostenuti dal ceto medio e dalle élite della capitale, guidati in Parlamento dall'ex premier Abhisit Vejjajiva. Nella primavera del 2010 gli scontri fra manifestanti e polizia hanno causato un centinaio di vittime, innescando un processo politico che ha portato a nuove elezioni e al provvisorio ritorno al potere della famiglia Shinawatra. 

Nel maggio scorso un nuovo intervento dell'esercito ha messo fine a mesi di stallo politico e proteste di piazza, che hanno causato almeno 27 morti, determinando la cacciata della premier  Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin, vincitrice alle urne con un ampio voto popolare. Ora il Paese è sotto il controllo dei militari, con il capo delle Forze armate nominato Primo Ministro e il compito di riformare lo Stato, anche se si ignorano i contenuti di tali riforme e vi è il rischio di una deriva autoritaria. È stato proprio l'attuale premier ad aver architettato e guidato la sanguinosa repressione del 2010, ma nessun membro delle Forze armate è stato incriminato.

 

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