07/07/2015, 00.00
THAILANDIA
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Bangkok: Governo “inefficiente” nei controlli, continua lo sciopero dei pescatori

di Weena Kowitwanij
Il giro di vite consigliato dall’Ue e imposto dalla giunta militare scontenta i lavoratori. La crisi del settore dovuta alle inadempienze del passato. Tecniche di pesca distruttive sono vietate dal 1972, ma nessuno ha mai attuato la legge.

Bangkok (AsiaNews) – Continua lo sciopero dei pescatori nel Paese, in risposta alle direttive contro la pesca illegale – imposte dall’Unione Europea e adottate senza preavviso dalla giunta militare – che hanno posto fuorilegge la maggior parte dei pescherecci. Secondo esperti del settore, la crisi è da imputare al governo, che negli anni passati non ha fatto nulla per evitare la situazione cui si è arrivati.

Intervenendo nel dibattito acceso dal “cartellino giallo” comminato lo scorso aprile dall’Unione Europea alla Thailandia, e proseguito con le misure adottate dal governo di Bangkok per non perdere una delle mete previlegiate del suo export, Banchong Nasae, presidente della Thai Marine Preservation Association, afferma che “gli errori del governo sono evidenti in più punti, come il mancato adempimento di leggi e di misure di ripristino e riabilitazione dell’ambiente”.

“Il cartellino giallo dall’Ue – continua l’esperto – è causato dall’inefficienza e dai controlli approssimativi sulla pesca illegale che si sono accumulati per 20 anni. Il governo dovrebbe fare la stessa cosa dell’Indonesia nel combattere la pesca fuori legge”.

Banchong ricorda inoltre che alcune pratiche che hanno rovinato la fauna marittima thailandese – come la pesca a strascico, quella con “rete a spinta” e con congegni elettrici – “sono vietate per legge dal 1972 nei primi 3mila chilometri dalla costa. Se avessimo fatto rispettare le leggi non ci sarebbero questi strumenti di distruzione da molto tempo”.

Per adattarsi agli standard di salvaguardia dell’ambiente marino imposti dall’UE, la giunta militare guidata dal generale Prayut Chan-o-cha ha deciso settimana scorsa di rendere effettive le nuove leggi di regolamentazione dei pescherecci. Gli operai del settore hanno protestato, dicendo di non aver avuto il tempo di adeguarsi alle normative, e hanno indetto uno sciopero.

Secondo Sama-air Jaemudore, rappresentante della Thailand Local Federation of Fishery Association, non si può temporeggiare perché “gli operatori sono stati dispensati dalla legge per 30 anni, troppo tempo perché possano avere una seconda opportunità. Il governo deve agire per vietare le tecniche di pesca illegali, e ci appelliamo ai pescatori perché si adattino con responsabilità alle norme per il bene di tutti e dell’ambiente. La Thailandia – conclude – è in grado di risolvere il problema dell’export con l’Unione Europea”.

In alcune province lo sciopero dei pescatori non si ferma. Nell’area di Songkhla, il proprietario di un peschereccio dice che “pur essendo la mia barca in regola, io la tengo in porto, perché la Songkhla Fishery Association ha deciso che tutti i membri della professione devono scioperare per coloro che non hanno i documenti. Se entro una settimana non cambia nulla, dovrò tornare a pescare per pagare i miei dipendenti”.

La Thailandia è il terzo esportatore di pescato al mondo. Secondo i dati della Thai Frozen Foods Association, l’anno scorso il mercato ha raggiunto i 3 miliardi di dollari. Il giro d’affari con l’Europa ammonta tra i 575 e i 730 milioni di euro l’anno.

Wiriya Sirichaiekawat, vice presidente della National Fisheries Association of Thailand teme che uno sciopero prolungato “possa portare a dei licenziamenti”, colpendo in modo serio un settore che occupa circa 300mila persone, soprattutto migranti illegali dai Paesi confinanti.

 

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