04/06/2009, 00.00
ISLAM - EGITTO - USA
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Barack Obama per “un nuovo inizio” nel rapporto con l’Islam

Applausi al discorso del presidente Usa che domanda la fine del “ciclo di sospetti e discordie” per aprire un nuovo capitolo di collaborazione. Affrontati con schiettezza i temi scottanti: l’estremismo violento; la convivenza fra Israele e Palestina; la guerra in Afghanistan e Iraq; l’escalation nucleare dell’Iran; i diritti delle donne; la democrazia; la libertà religiosa.

Il Cairo (AsiaNews) – Con un discorso di oltre 35 minuti, il presidente Usa Barack Obama ha lanciato la proposta di “un nuovo inizio” e di una “nuova era” nei rapporti fra America e Islam. Parlando nella capitale egiziana ad un incontro voluto dall’università del Cairo e di Al-Azhar, egli ha detto che “il ciclo di sospetti e discordie” fra il mondo musulmano e gli Stati Uniti deve finire e dar luogo a “mutuo interesse e rispetto”.

In un discorso farcito con enfasi ed eleganza di citazioni del Corano (“il sacro Corano”), di frasi e benedizioni in arabo, di espressioni musulmane su Maometto (“pace sia su di lui”), a indicare il grande rispetto verso l’Islam, Obama ha voluto mostrare che lui e l’America considerano la tradizione musulmana una grande fonte di cultura e civiltà. Ma allo stesso tempo egli chiede al mondo musulmano di non guardare “l’America con il crudo stereotipo di un impero interessato a se stesso”.

Nel fare l’elogio degli Stati Uniti egli ha messo in evidenza la libertà che i musulmani godono nel suo Paese e il contributo che danno allo sport, alla scienza, alla politica. Barack ha parlato anche di sè, definendosi “cristiano”, il cui padre proviene da “una famiglia keniana che include molte generazioni di musulmani” e che ha trovato spazio in America fino a farlo emergere come presidente. “Ma la mia storia personale non è così unica”, ha detto, per sottolineare le molte opportunità offerte a tutte le tradizioni negli Stati Uniti.

Obama si è poi diffuso su alcune delle “sfide” che gli Stati Uniti e l’Islam devono affrontare insieme, pena la comune sconfitta.

Egli ha anzitutto messo in luce l’urgenza di combattere l’estremismo violento (non lo ha mai definito islamico, e anzi ha sottolineato che esso va combattuto in qualunque tradizione). E per questo ha giustificato la guerra in Afghanistan, spiegando subito che gli americani non vogliono mantenere lì le truppe in eterno. Egli ha detto che è responsabilità di tutti fermare l’estremismo perché Al Qaeda non uccide solo cristiani o membri di altre religioni, ma pure musulmani, scatenando conflitti fra sunniti e sciiti. Sull’Iraq egli ha messo in luce che la sua nazione era divisa sul fare o no la guerra e che oggi, l’America “ha due responsabilità: aiutare l’Iraq a costruire un futuro migliore e lasciare l’Iraq agli irakeni”.

Sul tema Israele-Palestina, Obama ha messo in chiaro che “i rapporti con Israele sono indistruttibili” e che i palestinesi “devono abbandonare la violenza”, ma ha anche affermato che “la situazione dei palestinesi è intollerabile” e che occorre lavorare per la soluzione di “due popoli, due stati”. Per questo Hamas deve rinunciare alla violenza, e Israele deve fermare gli insediamenti dei coloni nei Territori occupati. Non è chiaro se ciò significa solo fermarli da ora in poi o  se vuol dire smantellare anche quelli esistenti. Ai Paesi arabi ha chiesto di non usare il conflitto israelo-palestinese per “nascondere” i loro problemi interni, ma di lavorare perché la Terra Santa sia luogo di convivenza fra le tre grandi religioni abramitiche.

Fra gli altri temi affrontati vi sono la democrazia, la dignità della donna, il diritto alla libertà religiosa nei Paesi musulmani, citando anche la questione dei Copti in Egitto.

Un punto molto delicato è il tema Iran, trattato anzitutto dal punto di vista del “problema nucleare”. L’Iran – ha detto Obama – ha diritto come tutti all’uso di energia nucleare per scopi civili, ma non agli usi militari per evitare una catastrofe regionale e mondiale. E quasi a rispondere alle critiche che accusano Israele di avere armamenti nucleari, il presidente Usa ha detto che “nessuna nazione dovrebbe scegliere chi deve avere armi nucleari. Per questo io riaffermo con forza l’impegno dell’America di cercare un mondo in cui nessuna nazione abbia armi nucleari”.

Ma all’Iran Obama ha accennato senza nominarlo almeno in un’altra occasione: quando parlando dell’esistenza d’Israele, ha detto: “minacciare Israele di distruzione, o ripetere meschini stereotipi riguardo agli ebrei è profondamente sbagliato”, in cui è sembrato riferirsi alle uscite del presidente iraniano Ahmadinejad sull’Olocausto e sulla lotta contro Israele.

Il presidente Usa ha concluso con una proposta di collaborazione a diversi livelli: gruppi interconfessionali che si impegnano contro le malattie e per i servizi sociali; scambio di studenti fra l’America e i Paesi islamici; investimenti americani nei Paesi islamici su tecnologie e scienza per sostenere lo sviluppo del Medio oriente, l’Africa e il Sudest asiatico.

Il discorso di Obama è stato interrotto varie volte da lunghi applausi e accolto alla fine con una “standing ovation”.

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