22/07/2019, 10.57
LIBANO
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Beirut, patriarca maronita contro politici e amministratori di un Paese ‘alla deriva’

In occasione della festa di san Charbel, il card Raï torna ad attaccare la classe politica libanese. Esaltando il “modello di unità” fornito dal monaco, egli lancia l’allarme contro il pericolo di “idolatrie”. Gli idoli del potere e del denaro creano “dipendenza”, serve “combattere la corruzione dall’interno”. 

Beirut (AsiaNews) - In occasione della festa di san Charbel, che si è celebrata ieri in tutto il Libano, il patriarca maronita card. Beshara Raï attacca ancora una volta con un monito durissimo una classe politica e una governance del Paese che sembrano andare “alla deriva”. Il presule ha rivolto il nuovo appello sia ad Annaya, nel monastero di san Marone, davanti al presidente della Repubblica Michel Aoun, sia a Kherbet Kanafar (nella Bekaa occidentale), di fronte a deputati e consiglieri comunali.

Alle celebrazioni per il monaco “modello di unità” per il Paese dei cedri, insieme al card Raï vi erano il vescovo maronita di Jbeil  Michel Aoun e il presidente dell’Ordine maronita libanese Nabatae Allah Al-Hashem. Nel suo intervento, il patriarca maronita ha avvertito in particolare circa il pericolo di “idolatrie” che corrompono il potere politico e le ingerenze che pongono la giustizia alla mercé dei corrotti.

Rivolgendosi a una folla di pellegrini giunti da ogni parte del Paese per la messa della domenica mattina, il capo della Chiesa maronita ha voluto ricordare le virtù e il percorso eroico di san Charbel, definito “il santo libanese per eccellenza”. “Preghiamo perché la mano di San Charbel - ha aggiunto nell’omelia - ci copra del suo manto, affinché il volto del Cristo redentore, che ha voluto fare di noi suoi testimoni in Libano e nell’Oriente, si riveli a tutti”. 

Tuttavia, è nella chiesa di sant’Elia à Kherbet Kanafar, in occasione della festa del santo patrono il 20 luglio che coincide con il giubileo della fondazione nel 1869, che il patriarca maronita lancia il messaggio più forte. Davanti alle autorità locali, il porporato ha sottolineato che “oggi pullulano gli idoli del potere, del denaro, delle armi, dell’adorazione di se stessi” per non parlare “degli idoli della droga, dell’alcol e della prostituzione” che finiscono per creare “dipendenza”. 

“Questi idoli - prosegue - minano la bellezza naturale dell’essere umano e corrompono il suo senso morale”. Alla Camera dei deputati e nel governo, afferma il porporato, “si parla di corruzione, come se fosse un concetto astratto; ma dimentichiamo che la corruzione proviene da un uomo con moralità corrotta, e che è con questo mezzo che la corruzione invade le istituzioni, i ministeri e le amministrazioni”. Per combattere la corruzione, avverte, “è quindi necessario combattere la corruzione dall’interno”. 

Sempre nel fine settimana il card Raï ha incontrato nella sede patriarcale a Bkerké una delegazione di leader drusi, fra i quali vi erano anche Sheikh Ghandi Makarem e Sheikh Ghassan al-Halabi, portatori di un messaggio del leader spirituale druso Sheikh Naim Hassan. Durante l’incontro i partecipanti hanno sottolineato una volta di più l’importanza di preservare i valori della nazione, rafforzando l’impegno al dialogo e alla comunicazione fra le varie componenti della società.

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